Qualche tempo fa, scorrevo il prontuario dei rimborsi della "Cassa sanitaria dei giornalisti" che dalla "A" alla "Z" elenca tutte le malattie possibili con relativa percentuale d'intervento. Si tratta di un elenco che fa impressione leggere, perché scopri infinite varianti di malattie che ti lasciano stupito. Chi, per fortuna e non per merito, è sempre stato in buona salute, spera davvero di mantenerla. Ci riflettevo di fronte ad un caso di un conoscente che mi ha colpito molto e per questo ne scrivo. Ormai sessantenne ha scoperto d'improvviso di avere "sclerosi laterale amiotrofica", chiamata "Sla", una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso, i cui meccanismi di innesco restano per ora misteriosi. E' in pieno, quotidiano e coraggioso combattimento non avendo lasciato un lavoro di grande responsabilità. Mi è stata descritta la sua forza d'animo e lo ammiro. Un caso fra tanti nella lotteria della vita, che sembra estrarre un numero a caso e associarlo ad una patologia. Da lì in poi la prospettiva cambia. Nella quotidianità queste notizie arrivano: Tizio è entrato nel girone ben noto di un cancro, Caio ha avuto un infarto e sta facendo la rieducazione, Sempronio ha cominciato la dialisi e spera in un trapianto. Si tratta, specie con il passare degli anni, di un bollettino di guerra. Ricordo che ero bambino quando a un mio amichetto, Andrea, venne diagnosticato un tumore che lo uccise, dopo un vero e proprio calvario. Fu la prima volta che capii che esisteva questa "spada di Damocle" che pende sulla nostra testa. Finché non ci entri, che sia tu o un tuo caro, sei solo spettatore con più o meno partecipazione e umanità, a seconda del proprio carattere. Per altro, a giustificazione di una certa morbosità verso le malattie degli altri, come scriveva Thomas Mann: "l'interesse per la malattia e la morte è sempre e soltanto un'altra espressione dell'interesse per la vita".