
Se fossi stato nelle condizioni di esprimermi, in occasione della "Festa della Valle d'Aosta", avrei fatto ruotare il mio intervento attorno a cinque punti.
L'Autonomia speciale è minacciata dall'esterno: troppi i pretesti per invadere poteri e competenze statutarie, grave il mancato rispetto del riparto fiscale e in generale insopportabile il clima di incomprensione e di avversione verso le "speciali"; L'Autonomia speciale è minacciata dall'interno: sembra mancare la consapevolezza di che cosa sia l'Autonomia speciale, non si capisce se e come la comunità sia disponibile a reagire e troppi gongolano anche fra di noi degli attacchi provenienti dall'esterno. In questa situazione, quel che resta dell'area autonomista ha grandi responsabilità politiche e la responsabilità più grande è in capo all'Union Valdôtaine, dove pare non apparire a pieno la consapevolezza che in tempi grami il "serrate le file" funziona solo se i meccanismi di discussione interna sono limpidamente democratici. La comunità valdostana cambia con rapidità e le ondate migratorie, che arrivano da sempre più distante, hanno indebolito la capacità d'integrazione e si impongono modelli culturali estranei alle tradizioni locali, di conseguenza diventa capitale fissare regole chiare di convivenza e di cittadinanza comune. E' giusto, in questo contesto, trovare una modalità per fare il punto della situazione, senza - in assenza del principio dell'intesa - imbarcarsi nella scrittura che sarebbe in verità necessaria di un nuovo Statuto, ma capendo dove siamo con quello attuale, norme d'attuazione comprese.