
Arriva un tweet mentre sto cercando il binario alla "Stazione centrale" di Milano del treno che mi porterà nel pomeriggio ad Ancona. Vado a parlare di "governance economica" ad una scuola "europeistica" presso la locale Università. Il messaggio parla di una bomba davanti ad una scuola a Brindisi: un ordigno artigianale che ha ucciso al momento due ragazze e ferito altri studenti. La notizia colpisce e quasi naturalmente uno si guarda attorno: sei in una stazione ferroviaria importante e parti con un "FrecciaBianca" che attraversa tutta l'Italia. Confesso che per chi è della mia generazione è come un fremito: una brutta notizia - una bomba davanti ad una scuola - apre ai ricordi del passato e a quelle bombe piazzate proprio in stazioni ferroviarie, sui treni e nelle piazze. Tratto comune di questo "fil rouge" di attentati e di sangue dagli anni Settanta in poi è che mancano i colpevoli di questo periodo in cui ha agito la "strategia della tensione". Un grumo di schifezza fra estremisti, servizi segreti, mestatori vari e registi più o meno occulti di cui, alla fine, non si scoprirono mai fino in fondo né esecutori né mandanti. Esprimo qui la mia partecipazione al dolore e alla preoccupazione, anche se penso sia presto per fare troppe "dietrologie". Viviamo tempi difficili, cui corrisponde - con macabra precisione - il periodico manifestarsi, sotto varie forme, di fenomeni di violenza. E mai come in questo momento la democrazia in Italia e debole in un contesto di sfiducia e di disimpegno. Vedremo che cosa c'è dietro a Brindisi. Intanto, guardando la campagna che scorre dal finestrino, sento salire un senso d'angoscia e risuona in me un campanello d'allarme.