Tutto è possibile, ma se mi avessero detto tempo fa che il Natale sarebbe stata pieno di argomenti politici avrei risposto serenamente: «Le Feste natalizie paralizzano tutto!». Una sorta di sospensione che agisce normalmente sulle ostilità. Ed invece sono stato smentito ed eccoci qua. Ieri sera il presidente Mario Monti è salito a dare le dimissioni al Quirinale e, chiusa per ora l'eccentrica esperienza del Governo tecnico, si voterà a fine febbraio, obbligando le forze politiche a un tour de force proprio nelle prossime settimane festive. Tutto questo in un clima di incertezza e effervescenza con uno scenario politico italiano - basta tornare indietro di pochi anni per effettuare il confronto - del tutto irriconoscibile e molto al di là della camaleontica capacità della politica italiana di cambiare colore a seconda delle necessità. E questo non avviene in un periodo ordinario, ma in un momento di crisi economica dalle evidenti e drammatiche conseguenze sociali e appunto con una politica alla ricerca di nuovi equilibri con soggetto vecchi e nuovi che si affannano in un andirivieni difficilmente comprensibile. Per cui le elezioni non si sa bene se saranno davvero risolutive per tornare sui binari di una qual certa normalità. Questa attesa riguarda anche ovviamente la Valle d'Aosta che, pur con le sue dinamiche politiche originali, non può certo chiamarsi fuori da un dibattito italiano da seguire con attenzione non fosse altro per le gravi minacce che incombono ormai sull'esistenza stessa della nostra autonomia speciale, già in parte azzoppata da un centralismo romano politico e amministrativo e da meccanismi di trasferimento finanziario e di limitazione della spesa che rischiano di soffocarci come se una garrota ci stringesse il collo. Anche da noi questi giorni saranno interessanti e non solo per le prospettive elettorali di un'Italia che va ma non si sa bene dove andrà, ma perché nell'Union Valdõtaine è in atto un confronto dalle modalità forse inusuali ma che mira a cercare di rispondere ad alcuni interrogativi importanti per il futuro della nostra comunità. Vivendo dal di dentro questa riflessione, assicuro che non è una camarilla per questioni personali o di chissà quale convenienza in gioco, è qualcosa invece di profondo che riguarda le istituzioni della nostra autonomia e la necessità di rimettere in marcia il sistema politico nel solco di elementari regole di democrazia e di convivenza in un periodo cruciale. Per capire che non sono paroloni al vento e per dire su questo la mia posizione sarò domani sera alle 17.30 ad una manifestazione a Fénis all'albergo "Comte de Challant". Capisco che all'antivigilia di Natale è impegnativo, ma le circostanze obbligano a questo sforzo, che mi sembra suscitare - dai riscontri miei personali - un grande interesse. Vedremo.