La riforma costituzionale varata dal Senato non ha reale possibilità di giungere alla sua conclusione. Il punto di partenza è l'articolo 138 della Costituzione, che vale per le leggi costituzionali e che i valdostani dovrebbero sempre ricordare perché sono esattamente queste le procedure che si adoperano per le revisioni del nostro Statuto d'autonomia. Ne approfitto per ricordare che il Costituente usò il termine "Statuto" e non "Costituzione regionale" per non creare confusione con la Costituzione della Repubblica e il termine Statuto è per altro nobilissimo, visto il precedente "Statuto Albertino". Dicevo del 138 che così recita: "1. Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. 2. Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. 3. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. 4. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti". L'assenza della maggioranza assoluta nel primo voto al Senato - e i voti alla Camera saranno ancora più risicati - mostra come il treno che è partito ha un viaggio breve perché è su di un binario morto. Ed è bene che sia così. Sul merito e sul clima complessivo mi sono espresso in Consiglio Valle. Buon ascolto!