Quanto sta avvenendo nel post-referendum sul pirogassificatore mostra attitudini assai negative del Governo Monti, che confermano in parte i fili tirati fra i tecnici e i "poteri forti". E proprio per questa "liaison dangereuse" che non stupisce la scelta di ieri, al Consiglio dei Ministri, di impugnare la legge regionale valdostana che è stata la conseguenza automatica dell'esito di una consultazione referendaria. E ciò in una fase storico-politica in cui quasi tutte le leggi regionali vengono mandate dal Governo al giudizio della Corte Costituzionale. Siamo all'apice del centralismo e stupisce che certi Ministri siano stato complici di questo disegno, specie in limine di Legislatura e con il Presidente del Consiglio candidato pancia a terra nella competizione elettorale. Chi riassume bene la vicenda è l'Ansa di Aosta, con una notizia delle 17 di ieri, segno che hanno avuto accesso al dossier e alla relazione illustrativa della decisione, immagino attraverso i colleghi romani. Dice il dispaccio: "(ANSA) - Secondo le motivazioni addotte dal governo per l'impugnativa della legge regionale della Valle d'Aosta che vieta la costruzione di un impianto di trattamento a caldo dei rifiuti, approvata lo scorso novembre attraverso una consultazione popolare ''il referendum non doveva essere dichiarato ammissibile'' in quanto la Commissione regionale per i procedimenti referendari e di iniziativa popolare ha ''erroneamente ricondotto la proposta di legge regionale in esame alla materia della 'tutela della salute''. Inoltre, ''la disposizione regionale - si legge ancora nel dossier all'esame del Consiglio dei ministri di oggi - contrasta con la normativa statale in materia di rifiuti''. In particolare, ''l'esame complessivo di alcune disposizioni del codice dell'ambiente induce ad escludere che siano compatibili con la Costituzione normative regionali volte a vietare del tutto la realizzazione e la utilizzazione di determinate tipologie di impianti di smaltimento o di recupero dei rifiuti''. ''E' evidente - viene ancora specificato - che se le Regioni potessero vietare la realizzazione degli impianti nel loro territorio, l'esercizio di tale attribuzione statale ne risulterebbe compromessa''. Infine, precisa il governo, ''la disposizione censurata sovverte il principio generale per cui, di regola, le aree si ritengono idonee alla realizzazione degli impianti, salvo che non siano definite non idonee sulla base dei criteri fissati dalla normativa statale''. Ricordo che il referendum propositivo è consentito dalla riforma dello Statuto del 2001, che seguii personalmente, e grazie all'articolo 15 novellato il Consiglio Valle normò la materia dei tre referendum possibili - abrogativo, propositivo e consultivo - con legge regionale prima nel 2003 e poi nel 2006 e questo ha consentito sinora due referendum, quello del 2007 sull'ospedale e quello recente sul pirogassificatore. Ora le obiezioni governative andranno risolte dalla Corte Costituzionale: sulla prima, quella della ammissione del quesito, c'è stata anche la pronuncia del Tribunale di Aosta e dunque un giudice già si era pronunciato, mentre sulla potestà statale della materia si giocherà il cuore della causa. Il Governo regionale dovrà ora resistere di fronte alla Corte e contestare le tesi del Governo che l'Avvocatura dello Stato porterà alla Consulta. È un suo dovere farlo a difesa delle nostre prerogative statutarie e della volontà popolare e questo prescinde ormai da schieramenti e posizioni sul referendum sui rifiuti.