E' tutto contenuto nell'articolo 47 dello Statuto: "Agli effetti delle elezioni per la Camera dei deputati e per il Senato, la Valle d'Aosta forma una circoscrizione elettorale". Il testo, apparentemente banale, ha consentito nella storia repubblicana, dal maggio del 1948 ad oggi e lungo sedici Legislature, di avere due parlamentari valdostani nelle due Camere. E la forza del dettato statutario sta nel termine "circoscrizione", che ha "isolato" il nostro ambito elettorale, coincidente con la Regione, da eventuali pasticci (a cui- vi assicuro - qualcuno ha pensato negli anni) e ha salvaguardato quel collegio uninominale all'inglese - ad un solo turno "secco" - che ha permesso una rappresentanza parlamentare assicurata ai valdostani e elezioni combattute con risultati spesso sorprendenti (a proposito: in bocca al lupo al mio coéquipier Laurent Viérin per Montecitorio). Per altro la norma di salvaguardia non è lì per caso: il tema della rappresentanza parlamentare valdostana nasce con lo Statuto albertino del 1848 e sino 1860 con sette Legislature del Regno di Sardegna, cui seguirono sino al 1921 diciotto legislature (numerate da VIII a XXVI), cui se ne aggiunsero quattro - dal 1921 al 1943 e dunque con numerazione sino a XXX - in epoca fascista senza metodi elettorali democratici. In diversi momenti, in questo ampio spettro di tempo, dal 1848 al 1943, in Valle d'Aosta si pose il problema della presenza valdostana nell'unica Assemblea elettiva, la Camera, mentre il Senato vedeva Senatori di nomina reale. Al centro del dibattito i collegi elettorali (al massimo la Valle ne ebbe tre) e i sistemi elettorali con dibattiti al calor bianco quando la Valle non ebbe propri rappresentanti o ebbe candidati "paracadutati" dall'esterno solo per avere un seggio. Di questa vicenda si ebbe eco per il primo voto per le elezioni politiche per la Costituente, il 2 giugno del 1946 (assieme ci fu il referendum Monarchia-Repubblica), quando la Valle ebbe un proprio eletto di diritto e poi appunto nella norma di rango costituzionale di cui ho detto all'inizio, che consente di avere un deputato valdostano su 630 eletti alla Camera e un senatore su 315. Capisco che siano pochi rispetto al gran numero di parlamentari, ma ho la fierezza di dire, essendo stato deputato valdostano di lungo corso, che anche da soli si può fare un buon lavoro e pesare molto di più di quanto potrebbe sembrare in una logica che fosse solo proporzionalistica. Ecco perché faccio gli auguri a tutti i candidati in lizza - troppi in verità - per le "nostre" elezioni politiche: chi sarà eletto scoprirà che accanto agli onori ci sono tanti e complessi oneri da affrontare.