La situazione politica e quella istituzionale in Italia sono degne della più viva curiosità, peccato che ci si trovi dentro e che - a differenza di quanto mi ha scritto un'amica giorni fa con un lapidario sms: "perché la Valle d'Aosta non chiede l'annessione alla Svizzera?" - qui per ora dobbiamo starci e subire i contraccolpi di un quadro desolato e desolante. Se domani, usando l'artificio retorico del marziano atterrato a Roma adoperato dal caustico scrittore e giornalista Ennio Flaiano nel 1954, un abitante di qualche remoto pianeta atterrasse nella Capitale probabilmente ripartirebbe in tutta fretta. Penserebbe di essere finito in una gabbia di matti. Se dovesse, tuttavia, fare un riassunto al rientro in patria penso che potrebbe dire questo: in un periodo drammatico per l'economia italiana a picco per ragioni proprie e congiuntura internazionale, a causa di una sciagurata legge elettorale e di meccanismi costituzionali ornai decotti, l'Italia è di fatto ingovernabile a meno che fieri avversari prima e dopo il voto non si alleino fra di loro nel nome del fumoso principio della solidarietà nazionale. Fino a qui il quadro è già difficile, ma va aggiunto che: l'anziano e forse malato leader della Destra rischia ormai la galera per una serie di processi che arriveranno al dunque dopo decenni, mentre il leader della Sinistra - per aver perso le elezioni - vede minata la sua leadership dal giovane competitore che aveva sconfitto con nettezza alle primarie di pochi mesi fa. Il Centro italiano è ormai liquefatto e sulle macerie svetta un anziano tecnico fattosi malamente politico. Spicca, invece, nello scenario un attempato ex comico, diventato una sorta di predicatore che è stato largamente votato per rottamare l'intero sistema in cui i suoi sono però entrati come parlamentari. Si aggiunga che in questo Stato laico neppure la grandiosa influenza del Vaticano ora conta qualcosa, perché affaccendato a cercare un nuovo Papa, perché quello in carica - autentica novità - è diventato "Emerito". A cercare di mettere ordine al puzzle, con lentezza dovuta a regole obsolete, uno stanco Presidente della Repubblica che si trova di fronte al compito improbo di incastrare le caselline giuste. Forse il marziano potrebbe aggiungere, a commento finale, proprio una frase di Flaiano: «Una volta credevo che il contrario di una verità fosse l'errore e il contrario di un errore fosse la verità. Oggi una verità può avere per contrario un'altra verità altrettanto valida, e l'errore un altro errore». Amen.