Valdostani e sudtirolesi hanno storie molto diverse, ma hanno in comune il fatto di essere due popoli alpini con un'identità propria forte e marcata. La loro ho imparato a conoscerla attraverso i colleghi del partito di raccolta, la Südtiroler Volkspartei, nelle lunghe frequentazioni romane ed a Bruxelles e anche nei numerosi incontri nella loro Provincia autonoma. Una volta a Merano mi arrischiai anche ad esprimermi ad un loro congresso in lingua tedesca e non saprò mai bene, non parlando quella lingua, con quale esatto esito, anche se i miei colleghi sembravano contenti del gesto. Per questo ho letto con curiosità il libro di Lilli Gruber "Eredità", in cui, partendo da un diario di una bisnonna, - e non è una funzione letteraria - ha raccontato una saga familiare che si è intrecciata con un secolo di storia. È un libro interessante e per molti versi commovente: "Lilli la Rossa" per via dei capelli che portava in televisione, ma anche per la collocazione politica, dimostra una vena letteraria inaspettata e questo suo "viaggio" finisce per riconciliarla con il suo essere, perché così trapela dalle pagine del libro, sudtirolese e cittadina del mondo, senza quelle contraddizioni e il ribellismo di quand'era giovane. In una frase, a pagina 19, spiega le ragioni del libro, ricordando la bisnonna Rosa: "Ho sentito di dover far voce alla sua storia, che è anche la storia tempestosa della regione in cui sono cresciuta. Oggi anch'io la chiamo la mia Heimat". "Heimat" è una parola tedesca, che significa "patria", ma racchiude un significato molto più ampio. Non è solo il posto in cui si è nati, ma dove ci sono i propri affetti, dunque con un significato più intimo: è la propria casa, il luogo di origine, l'identità culturale, i ricordi e direi anche le speranze. E' in fondo quel che racconta la Gruber: dal dramma dell'annessione all'Italia all'arrivo del fascismo, dalla sirena hitleriana per molti sudtirolesi alla famiglia come cartina di tornasole del passato e del presente nel flusso della "grande storia". C'è un passaggio esemplare, a mio avviso, della pacificazione attuale, pensando che la giornalista sudtirolese ha avuto anche una breve esperienza politica al Parlamento europeo. Ecco il passaggio, che si riferisce ai significati del Brennero: "Queste vette non hanno più storie da raccontare, né tristi né gioiose, il passo è diventato il simbolo di un continente senza più frontiere, dove certe lezioni sono state apprese. Ma sarà poi così vero? A quasi un secolo dal crollo degli imperi centrali, una nuova e grave crisi economica, politica e morale minaccia oggi con i suoi sconvolgimenti la costruzione di un'Europa riconciliata". E' una preoccupazione in cui mi riconosco pienamente e penso anch'io che rileggere il passato non sia un esercizio ozioso, ma un ammonimento prezioso per non ritrovarsi da capo.