Il "Casino de la Vallée" va male. Lo dicono i bilanci e non le parole. Ma la logica è quella del silenzio o meglio "dei silenzi", mai così evidenti di fronte ad una crisi che spaventa e a cui la Regione risponde, in sostanza, con un'alzata di spalle. E con una logica ben nota: ai vertici della Casa da gioco ci devono essere solo "pretoriani" del Presidente della Regione e professionalità o titolo di studio non sono elemento di distinzione. Visto che i ricavi sono inferiori ai costi, è evidente che non mancherà molto alla resa dei conti e "pompare" denaro nella società non sarà facile in tempi di vacche magre. Esiste un "piano B", naturalmente smentito in Consiglio Valle perché non è gradevole parlarne in periodo elettorale, e si chiama riduzione del personale attraverso strumenti di legge, genere esodi incentivati o prepensionamenti, che possono anche passare - perché vedrete che arriverà - attraverso lo stato di crisi. È quanto bolle in pentola negli altri Casinò italiani, dove l'argomento non è tabù perché non ci sono elezioni e, nel nostro caso, chi gestisce il Casino è di fatto il Presidente della Regione, unico - oltre al Papa - a godere di infallibilità. Ma, guardando a Saint-Vincent e a molto altro, questa prerogativa scricchiola molto e i conti parlano da soli, senza bisogno di commenti. Della Casa da gioco e delle illusioni per i giovani che frequentano corsi per croupier mi sono occupato in Consiglio. Alla vostra attenzione la registrazione dell'intervento.