Dell'inchiesta della Magistratura aostana sul parcheggio pluripiano, che ha coinvolto - ed è il punto più delicato - il presidente della Regione Augusto Rollandin, si hanno solo il comunicato ufficiale della Procura e gli atti sinora conosciuti a mezzo stampa e le tesi difensive immediate dello stesso Presidente, espresse con diverse modalità. Confesso di avere avuto una qualche difficoltà a scriverne, perché "a caldo" bisogna sempre essere cauti e l'ho imparato quando mi sono dovuto occupare, in un lontano passato, di vicende giudiziarie come cronista. Ma non vorrei neppure che la cautela potesse essere considerata come omissione e gli "omissis" non mi sono mai piaciuti. Così come non mi appartengono forme di timore reverenziale. Non spetta a me giudicare gli aspetti giudiziari, innescati dalla chiusura delle indagini: perché ci sono procedure precise che consentono alle parti un confronto che garantisce tutti. Tuttavia, pensare che si tratti solo di quisquilie interpretative delle leggi, di errori dei sistemi informatici o cose di questo genere rischia di allontanare dalle questioni politiche. Questa inchiesta affonda le sue radici in una vicenda processuale da cui si desume una grave infiltrazione della 'ndrangheta in Valle d'Aosta, su cui si tende a minimizzare. Questa inchiesta dimostra, comunque vada, i limiti di una gestione di potere verticistica e solitaria. Questa inchiesta dimostra come le società di scopo si prestino con facilità ai rischi di traffici di vario genere. Questa inchiesta è un caso esemplare di come certa politica decisionista, al dunque, metta in mezzo "gli uffici". La nuova Legislatura nasce dunque in un clima difficile per la Valle e fare finta di niente sarebbe sbagliato. Lo dico per questa storia, come per altri dossier delicati su cui i conti non tornano. Non si tratta di essere aggressivi o di strumentalizzare gli eventi. Ma neppure di essere ipocriti, utilizzando il termine "fiducia" come il prezzemolo, sia verso la Giustizia sia verso chi viene sospettato. Rischia di essere null'altro che il famoso "un colpo al cerchio ed uno alla botte".