Si leggeva, nella tarda serata di ieri, sul quotidiano torinese "La Stampa": "Una bomba mascherata da hard disk. E' arrivata ieri in redazione, indirizzata al collega Massimo Numa, che da tempo si occupa delle tematiche della Val di Susa e dei "No Tav". La bomba era confezionata con 120 grammi di polvere esplosiva compressa all'interno di un hard disk con un microchip che doveva funzionare da detonatore non appena fosse stata collegata al computer tramite cavetto usb". Intendiamoci subito: l'ordigno era stato confezionato per uccidere e questa scelta terribile e violenta non ha sfumature nel giudizio ed è forse la grande occasione per fare chiarezza su certi rischi che aleggiano attorno alle proteste sulla "Torino-Lione". In questi anni, ho seguito con grande interesse la vicenda: un po' perché mi sono sempre occupato dei problemi delle Alpi nei suoi diversi aspetti, compreso quello dei trasporti e dei grandi assi di collegamento di portata europea. Trovo che, nel caso della Val di Susa, valle gemella della Valle d'Aosta per molti aspetti, lo Stato abbia sbagliato tutto sin dall'inizio verso i montanari, che già subiscono un traffico stradale e si trovano ora con enormi cantieri che dureranno per molti anni e con una ferrovia che è stata all'inizio davvero imposta e la militarizzazione della zona è stata una risposta pericolosa. Ma altrettanto lo è l'ambiguità fra chi protesta con civiltà e preoccupazione e chi sguazza in questo tema per fini violenti e, come si dice con un brutto termine, "eversivi". Un abbraccio mortale per gli onesti e i pacifici. Il giornalista minacciato non lo conosco, ma su Internet si capisce che da anni è diventato, in un crescendo, un capro espiatorio sino a essere bersaglio di un tentato omicidio. Si leggono cose del genere: "A finire nel mirino del gruppo è stato il giornalista de "La Stampa", Massimo Numa, noto per la sua passione nello scrivere articoli facendo copia-incolla dalle veline della Questura e per i suoi continui attacchi contro il movimento "No Tav", contro il quale ha scatenato una sua personale battaglia fatta di pezzi infamanti quando non al limite del ridicolo". Oppure: "Un uomo, degno di tale nome inteso come genere umano, quando scrive certe cazzate dovrebbe avere anche il coraggio di sostenerle nei confronti diretti. Lui no è un pavido codardo, appena gli dici quel che pensi (senza assolutamente essere minacciosi in alcun modo sia chiaro) inizia a tremargli la mano e ti intima di andartene, ti minaccia di denuncia e chiama la Polizia (che peraltro assisteva divertita li a pochi metri da noi)". O ancora, un gruppo "Facebook" apposito: "Non comprerò più LA STAMPA finche' ci scrive MASSIMO NUMA è su Facebook". Il tono e i contenuti sono evidenti. Brutta storia questa della bomba. Occasione di riflessione e di distinguo senza se e senza ma. Non so se ormai, come stanno andando le cose per i trasporti in Europa e attraverso le Alpi e con i trafori ferroviari in costruzione, la costosissima "Torino-Lione" abbia in questa fase un senso. Osservo solo che, come hanno capito gli svizzeri, l'unica possibilità per ridurre il trasporto su gomma è usare il treno, poi nel merito del nuovo traforo si deve discutere. Ma la discussione deve restare politica. A questo punto, superato un limite con un attentato terroristico, tutti devono fare un passo indietro rispetto a questa escalation: lo Stato che non può usare la logica cieca della manu militari e chi protesta in buona fede che non può accettare che scorra il sangue.