Ad inizio anno, in radio, mi sono occupato – senza alcuna presunzione, ma in una logica cronachistica – degli avvenimenti principali del 2013 in Valle d’Aosta. Ne esce, con chiarezza, l’immagine di un anno di transizione, situato in un periodo difficile, in cui la bussola stenta a trovare la direzione e vien da riassumere con il pensiero "nulla sarà più come prima". In fondo, per molte questioni, politica compresa, sembra quasi contenere una serie di titoli che abbisognano, da inizio anno in poi, del proprio svolgimento e di una conclusione o, se preferite, di un "punto a capo". Poiché non ci si deve mai limitare al proprio territorio, trovo interessante il giochino, che in molti hanno già svolto, di guardare alla dimensione mondiale per vedere chi sia stata la personalità più marcante dell’anno trascorso, nella logica - cui mi ispiro, pronunciandomi - di qualcuno che non è scomparso, ma la cui azione potrebbe rivelarsi interessante nell’immediato futuro. Sarò banale e ripetitivo, perché in tanti lo hanno già detto, ma penso che Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, l’argentino-piemontese diventato Pontefice, per via dell’inusuale scelta del suo predecessore di pensionarsi, raccolga oggi l’attenzione generale. Tra l'altro, guardando l'origine del cognome è davvero piemontesissima, visto che il sito sui cognomi italiani dice: "Bergoglio è specifico del torinese, di Torino, Santena, ma presente anche a None e Collegno, e di Robella nell'astigiano (...) deriverebbe dal nome dell'antica località di Bergolio nell'alessandrino (...)". E' vero che, in questa fase, più che su molti atti concreti del suo apostolato sulla Chiesa, conta lo stile di un uomo semplice e diretto, che sembra contrapporsi - specie in Italia - al grado elevatissimo di antipolitica che si è generato. Ma non c’è dubbio che da questa persona, che con la sua anzianità è dimostrazione che la capacità non è solo questione anagrafica (lo stesso vale, comunque lo si giudichi, per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sinora dominus della politica italiana), ha caratteristiche che piacciono all’opinione pubblica e che condivido. Chissà se verrà mai in Valle d’Aosta, sulla scia dei suoi due predecessori, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Chissà se mai ci è venuto in passato, durante le visite che ha svolto in passato, quando andava a trovare i parenti piemontesi. Chissà se, come a molti argentini, gli piace la montagna e chissà - visto che i valdostani in Argentina stanno creando una propria associazione - se il Papa nella sua vita ne abbia conosciuti. Chissà se prenderà in considerazione l’invito rivoltogli dal Sindaco di Introd di una vacanza in mezzo alle nostre montagne. Chissà se il fatto che la casa di Les Combes sia dei Salesiani e che Introd abbia dato la cittadinanza onoraria a Tarcisio Bertone, con cui il Papa non ha mai "legato”, possa pesare su di un'eventuale decisione di un soggiorno papale. Sarebbe davvero straordinario decidesse di venire, ma resta, comunque sia, che attorno a lui, si è creata un'aspettativa, che vale per i credenti, ma anche per i non credenti. Un non credente, che ha dialogato con lui su "La Repubblica", Eugenio Scalfari, ha scritto: «E' buono come Papa Giovanni, affascina la gente come Wojtyła, è cresciuto tra i gesuiti, ha scelto di chiamarsi Francesco perché vuole la Chiesa del poverello di Assisi. Infine: è candido come una colomba ma furbo come una volpe».