Se penso ai Carabinieri che festeggiano il proprio anniversario fondativo, il bicentenario, mi vengono in mente a caldo due cose. La prima era il terribile vizio di barzellettiere di mio papà Sandro. Non so dove se le inventasse queste storielle, ma certo un suo gusto - che mi imbarazzava terribilmente - era il sadismo con cui infliggeva le barzellette sui Carabinieri ai Carabinieri di ogni grado. L'altro episodio scosse il sonnolento paese natale di Verrès, quando nella locale caserma venne girato un episodio dei "racconti del Maresciallo" di Mario Soldati, che penso andò in onda sulla "Rai" nel 1968 (si stava costruendo l'autostrada a due passi da casa mia) o giù di lì. Si trattava di storie provinciali ispirate alla letteratura poliziesca e centrate su una figura di fantasia, il maresciallo dei Carabinieri Gigi Arnaudi, un investigatore le cui origini sono in Piemonte, ma che vive e lavora in una località non precisata della pianura padana. La scelta di Soldati dimostrava il radicamento profondo delle caserme dei Carabinieri nella rete di paesi in Italia e questo vale anche per la Valle d'Aosta, dove il comandante della stazione è sempre stato annoverato fra le autorità. D'altra parte, come racconta in modo dettagliato il sito dell'Arma, il territorio valdostano è stato uno dei primi ad essere interessato dalla nascita di questa nuova istituzione. Ricordiamo le origini: rientrato in Piemonte dopo la caduta di Napoleone, Vittorio Emanuele I di Savoia, tornato in possesso del suo Regno di Sardegna, che comprendeva il nostro "Duché d'Aoste", che per scelta di Napoleone era finito con il Canavese nel Département napoleonico della "Doire", costituì il Corpo dei Carabinieri, ispirandosi alla "Gendarmerie" francese. Il termine "Carabiniere" viene dal francese "carabin", cioè soldato armato di carabina. L'arma da fuoco deriva da "carabin", soldato di cavalleria leggera, parola che ha a sua volta una storia singolare: "designava in origine gli inservienti della scuola di medicina addetti al seppellimento degli appestati ed è alterazione di escarrabin "scarafaggio", per il fatto che vestivano di nero". Ovvio, nella nascita dei Carabinieri, l'intento repressivo del rinnovato potere sabaudo: il barone Giorgio Des Geneys, Maggiore Generale delle Armate di Fanteria e Caposquadra della Marina, in un appunto comunicava che «esaminando anche lo stato attuale delle fortunate regioni ritornate sotto il paterno dominio del loro legittimo Sovrano, non si può fare a meno d'esser vivamente impressionato dalle grandi minacce che dovunque si celano contro la tranquillità pubblica, delle quali non si possono individuare altre cause fuorché le passate peripezie e gli straordinari felici eventi, i quali devono giustamente far sperare in un avvenire fortunatissimo...». Riflettendo poi sui mezzi per reprimere il disordine, si osserva come sarebbe «sia opportuna che efficace l'istituzione del Corpo dei Carabinieri Reali. Esso potrà ancor più rendersi utile con la nuova formazione progettata che non solo darà maggior forza con l'aumento del numero degli effettivi, ma più ancora con l'immissione degli eccellenti Ufficiali, che fondatamente si spera di incorporare». Fu così che nel giugno del 1814 fu stilato dalla Segreteria di Guerra (un equivalente dell'attuale Ministero della Difesa) un "Progetto di istituzione di un Corpo militare per il mantenimento del buon ordine" a firma del capitano reggente di Pinerolo, Luigi Prunotti. In diciotto articoli veniva redatto un regolamento che servì di base a successivi documenti. Il 16 giugno dello stesso anno fu completato un secondo studio, "ll Progetto d'istruzione provvisoria per il Corpo dei Carabinieri Reali", controfirmato dal Generale d'Armata Giuseppe Thaon di Revel. Così i carabinieri arrivano anche in Valle d'Aosta, come conseguenza della Restaurazione. Agisce in questo contesto politico un valdostano di origine, il conte Alessandro Vallesa, discendente dai baroni Vallaise di Perloz, che partecipa al Congresso di Vienna come segretario di Stato agli Esteri del sovrano sabaudo. Dal punto di vista amministrativo, la Valle d'Aosta diventa una delle ventuno provincie del regno sabaudo, retta da un Intendante nominato direttamente dal Re. Rinasce anche la Diocesi di Aosta, che era stata annessa ad Ivrea. Nei due secoli successivi i Carabinieri si radicano in Valle d'Aosta: sono duecento anni ricchi di storia e di avvenimenti e chissà che qualcuno non ne ripercorrerà la storia, magari con un albo d'oro dei Carabinieri valdostani.