Li vedo, viaggiando sulla Statale, mentre lungo la strada macinano la loro tappa quotidiana. Sono i pellegrini che percorrono la "via Francigena". Li riconosci dall'abbigliamento, dal sacco sulle spalle e dalla camminata spedita, sono in gruppo o da soli. Ogni tanto li ho incontrati anche mentre ero in giro a piedi: spesso chiedono informazioni, perché la segnaletica non li aiuta e chi è esperto mi ha spiegato - e pare che lo sappiano anche le autorità competenti, che fanno "spallucce" - l'esistenza di almeno cinque errori nelle indicazioni sul suolo valdostano, che portano i pellegrini fuori strada... Ma riprendiamo il tema da capo. Chi sono i pellegrini? Come talvolta capita su questa pagina partiamo dall'etimologia, che dice più di tante cose: "latino tardo pelegrīnu(m), variazione di "peregrīnus". "straniero, forestiero, esotico" con dissimulazione della prima -r-, derivato dell'avverbio "perĕgre", "fuori città, all’estero" (letterale "per i campi"), da "ager", "campo" - francese "pèlerin", occitano "pelerin", catalano "pelegrí"; passato dal latino medievale nel tedesco "piligrim" (tedesco "Pilger", inglese "pilgrim"). Il termine, che indicava in origine chi proveniva o si avventurava al di fuori del territorio ("ager") romano, nel Medioevo è passato a indicare chi si recava in viaggio a Roma in quanto capitale della cristianità". Eccoci, invece, a "via Francigena" o "Franchigena", "Francisca" o "Romea": è una serie di vie che conducevano dall'Europa centrale, in particolare dalla Francia, a Roma e poi pare ci fosse chi proseguiva verso Gerusalemme. Nel decimo secolo il vescovo Sigerico descrisse il percorso di un pellegrinaggio che fece da Roma, a cui era giunto per ricevere dal Pontefice il "pallium", per ritornare verso Canterbury nel ruolo che sarà poi del nostro Sant'Anselmo. Per curiosità mise 46 giorni a raggiungere Aosta da Roma. In realtà questa rete dei pellegrinaggi ha moltissime varianti e copre il Vecchio Continente come una ragnatela in diversi percorsi della fede. Sul nostro territorio il pellegrino si affaccia dal Gran San Bernardo e finisce la tratta valdostana in poco tempo uscendo a Pont-Saint-Martin. Purtroppo, al di là della cattiva tracciatura, ci sono problemi di pernottamenti e di pasti: manca cioè un sistema specifico, che altrove è invece nato a sostegno del pellegrino e tenendo conto delle forti potenzialità turistiche di questo percorso. Qualche sforzo, caduto nel vuoto, era stato fatto per il "Giubileo" del 2000, compresa la costruzione di un ostello in Aosta, di proprietà della Curia, mai funzionante e che ha cambiato destinazione nel frattempo. Osserva a questo proposito Monica D'Atti, priore della "Confraternita di San Jacopo di Compostela", essendo il confronto con il famoso e ben organizzato "Cammino di Santiago" del tutto impietoso: «I soldi pubblici sono arrivati, tanti, quasi quanti ne ha avuto la Spagna per il "Cammino". Ma in Spagna i soldi sono stati usati per ospitali, ponti e messa in sicurezza del percorso con camminamenti. Qui sono già stati adoperati in parte per consulenze, convegni, siti web, riviste patinate…». Penso che sia inutile affondare ulteriormente la lama. Aggiungerei solo - per quel che riguarda la Valle - che manca una registrazione di chi siano i pellegrini in transito. Questo darebbe la possibilità non solo di forme di assistenza e informazione mirata per lasciare un buon ricordo in occasione del loro transito (e si sa quanto nel turismo conti il "passaparola", oggi alimentato dai commenti di vario genere su Internet), ma anche consentirebbe azioni di marketing del tutto interessanti, specie perché l'organizzazione di gruppi potrebbe alimentare molte strutture, anche alberghiere, specie nel fondovalle, che oggi boccheggiano di fronte ad una crisi del turismo che solo chi è miope si ostina a negare. Sono stato in Galizia a Santiago de Compostela: l'ho trovato un luogo molto interessante e tra l'altro la "specialità politica" e amministrativa della Galizia e il particolarismo culturale della sua popolazione creano similitudini su cui riflettere con la Valle d'Aosta. E' un luogo evocatore che mi è rimasto nel cuore per la carica umana e certo anche mistica dei luoghi, compreso questo Oceano che mette paura. Ma la "via Francigena", nel suo svilupparsi attraverso l'Italia, ha delle attrattive e una varietà che non teme il confronto con il "Cammino". E usare poco questa potenzialità non aiuta e noi, come Valle d'Aosta, siamo il primo biglietto da visita del resto del percorso in questa parte "d'ingresso" delle Alpi e non bisogna, come avviene per larga parte oggi, sfigurare.