Oggi fatemi volare su di un tema forse etereo, ma che ha sua levità, perché ci dice da dove arriviamo e magari un giorno qualcuno farà lo stesso con me. E' stata mia figlia, con la sua bella "R" "a la française", a dettarmi la linea: «Fai l'albero genealogico». In sostanza questo rispondeva ad una duplice esigenza: un interesse per capire come si situa la sua presenza nella rete parentale e poi - temo - serva a farmi smettere di elucubrare su chi fosse "Tizio" piuttosto che "Sempronio". Saggiamente propone - e confesso che qualche gesto scaramantico mi è scappato... - "Scipta manent, verba volant", come si dice, vista anche l'età del sottoscritto. Trovo, smanettando sul Web, addirittura dei corsi per imparare a farli questi alberi e rinvengo uno slogan, che trovo molto bello, che dice «dalla ricerca delle radici nascono gli alberi genealogici». Il termine "genealogia" - nel suo utilizzo attuale - risale al XV secolo e ad essere precisi - da dizionario etilomologico - si tratta della disciplina che si occupa dell'origine e della discendenza di famiglie e stirpi. Viene dal latino "genealŏgĭa", che a sua volta attinge dal greco "genealogía - ricerca della discendenza", composto da "geneá - stirpe, discendenza" (da cui "genia") e "logía - studio". L'incrocio con "albero" è evidente, perché era difficile immaginare una modalità diversa per dare sistematicità agli incroci. Io ho nel mio ufficio una copia, tra l'altro restaurata e dunque perfetta, dell’albero genealogico della famiglia De La Pierre alias Zumstein, fatto a Gressoney-La-Trinité nel 1857 da Jacques de La Pierre, con la precisazione - che mi pare davvero germanica - che l'albero è stato fatto il 7 maggio! Immagino, visto che la ricostruzione parte dal 1430 (con Jean, notaire ducal, originario di un paesino sul Lac de Bourget in Savoia), che quella data sia quella conclusiva del lavoro! In cima all'albero risulta anche la mia bisnonna "épouse Caveri", mio bisnonno. Così ho cominciato, ma fra breve chiederò ai miei figli un supporto nella ricerca documentale, perché in un albero più aggiungi dei pezzi e più nei aggiungeresti. Ho un amico ad Ivrea che ricerca sui Curtaz da tantissimi anni e mi pare che dietro ogni angolo ne trovi un altro. Non ho altrettante ambizioni. Per altro, almeno per quel che riguarda i Caveri, le due foglie al maschile - ma ormai il cognome potrebbe non morire con la legislazione italiana vigente e con quella in fieri, anche nel caso di sola discendenza femminile - sono Laurent e Alexis, che mi auguro saranno prolifici. In verità da quella parte dell'albero il grande lavoro di ricerca è stato fatto da mio zio Sèverin Caveri, nelle premesse al suo libro "Souvenirs et Révélations", quando - per descriversi - ha scavato nei De La Pierre - Zumstein, nei Gallo, nei Caveri (ma non cita il cartografo Nicolò, nato nella seconda metà del XV secolo, che all'epoca si pensava fosse "Caverio" o "Canerio"), nei Roux - Prat - Jourdain, nei Rebogliatti - Piacenza - Barillier. Lo fa con garbo ed ironia e a me è servito per le caselline dell'albero in costruzione. Ma mancano molte date e tante caselline, che con tempo e pazienza cercherò di riempire per non deludere Eugénie, che parrebbe voler fare l'archeologa... L'esperienza è utile per vedere quanti "zig zag" abbiano fatto quelli di cui, per dritto o per rovescio, sono indegno discendente. Manca molto sul ramo materno dei Luzietti, mia nonna Ines, marchigiani. Vorrei sapere qualcosa di più sulla nonna materna, una Roux, Clémentine, il cui papà era di Oulx. E poi naturalmente su quei Caveri in movimento fra Moneglia e Genova, oltre alla curiosità finora inespressa per pigrizia di quel "Caverius" (ma in altri posti risulta "Cavarius") indicato come fondatore a Nîmes in Francia del paesino, che si chiama "Caveirac", nel département du Gard nella région Languedoc - Roussillon. In quella zona, però, qualche Caveri - da altri indizi sui siti di ricerche parentali - nel passato sembra esserci stato e forse qualcuno di loro partì per gli Stati Uniti. E questo apre la stura sugli altri Caveri, quelli partiti per emigrazioni distanti dalla Liguria, che sono a Buenos Aires e in Patagonia. Poi ogni tanto mi interrogo, ma sono fantasie, su questo fiume Kaveri (ma anche scritto Caveri) in India. Ma ci penserò, un giorno.