Caro Gesù Bambino, so che sono terribilmente fuori moda, perché oggi - per convenzione generale - si scrive a Babbo Natale. Capisco che lo faccio fare anch'io all'unico dei tre figli, al limitare dei quattro anni, che crede ancora che questo Babbo Natale esista davvero ed è buon per lui. Quando scoprirà che non è così, ma avrà una disillusione compensata però dalla consapevolezza che la ferale scoperta è controbilanciata da uno degli elementi di fierezza di "diventare grande". Andrebbe spiegato che, purtroppo, il tempo passa in fretta e dovrebbe abbeverarsi, finché può, nei miti dell'infanzia. Oggi, comunque, il piccolino vive la pressione di "essere buono" per avere i regali, terribile ricatto genitoriale, che per altro è esempio tangibile di "coda di paglia", perché neppure se fosse un mostro di cattiveria lo priveremmo dei regali natalizi. L'altro giorno in un cartone animato ha visto un Babbo Natale che, prima di depositare i doni, incarica un elfo con una specie di macchinetta di controllare se il bimbo dormiente nel letto sia stato buono o no e pertanto meritevole di ricevere i regali. Led verdi in caso sia tutto a posto, led rossi se il soggetto è stato cattivo e come tale non meritevole del deposito del pacco sotto l'albero. La questione gli ha messo addosso una certa angoscia, preferendo di certo la mediazione dei genitori sul verdetto, perché penso li immagini più malleabili di quell'aggeggio maledetto. E' stato rassicurato sul punto: lasceremo accanto a latte e biscotti un'attestazione di merito. Cuore di genitori... Tornando al punto, è chiaro che i destinatari potenziali delle lettere sono due cose diverse: il Bambin Gesù era già in casa con noi sotto Natale, steso nella sua culla nella capanna del presepe, che è vero che è un simbolo per noi cristiani, ma io - anche se immagino sia politicamente scorretto - me lo figuro come un'immagine universale della Natalità e della famiglia e dunque accettabile come tale da parte di chi è laico o di chi crede in un'altra religione. Invece sappiamo che c'è chi non crede che sia così e me ne dolgo, pur sapendo che è giusto che ogni fede abbia i propri riferimenti. Babbo Natale, invece, per altro raffigurato oggi come nelle pubblicità della "Coca-Cola", che risalgono al 1931, è una sommatoria improbabile di leggende di varia provenienza, che sfociano nel vecchio generoso e saggio che sta al Polo Nord dove riceve le letterine dei bimbi richiedenti, fabbrica i giocattoli e li consegna a domicilio. Ma io non ho imbarazzo a scrivere al vecchio indirizzo, cui scrivevo quando ero bambino. Riprendo perciò da dove ho cominciato. Caro Gesù Bambino, ti scrivo per questo Natale 2014, che è poi anche il mio 56simo compleanno e credo che questa circostanza valga, come in passato, per la considerazione di un duplice regalo. Quando gli anni passano, la richiesta dei regali cambia e non solo per la tipologia dei doni, che seguono la proprio evoluzione, ma anche per la loro sostanza. L'esperienza porta a dire, senza farsi travolgere dalla retorica dei "discorsoni" (pace, fratellanza e via di questo passo), che il regalo sta nella quotidianità degli affetti, delle amicizie, nello star bene con sé stessi e con gli altri e nel credere nel patrimonio di idee e di speranze che ci rendono quelli che siamo.