Seguo con sgomento le solite polemiche stagionali sui presepi come disegno di prevaricazione della cristianità nelle scuole, a fronte della presenza di allievi non credenti (e questo c'è sempre stato), ma soprattutto di allievi che professano altre religioni, in particolare gli islamici. Polemiche non nuove e che se sono forti in Italia e lo sono da molto tempo in Francia, sia per la maggior anzianità delle comunità, specie maghrebine, sia perché la logica della laicità dell'insegnamento è, Oltralpe, un caposaldo. Ho trovato, in zona alpina, in Valle Aurina a Luttach nel Tirolo del Sud, un museo, il "Maranatha" (dall'Antico Testamento nel significato "Signore nostro, vieni!"), considerato la più grande esposizione di presepi in Europa. Sul sito c'è una spiegazione della nascita del Presepe, che qui riporto, scritta da Steger Conrad: "In tutto il mondo durante il periodo natalizio, laddove i cristiani festeggiano l'incarnazione di Dio, esiste l'usanza di erigere presepi nelle case e nelle chiese. I presepi sono rappresentazioni artistico-figurative della nascita di Gesù nella mangiatoia di una stalla a Betlemme. Nella capanna vediamo la Sacra Famiglia e i pastori, sullo sfondo l'asino e il bue. L'adorazione dei saggi d'Oriente, i tre Re Magi, viene inclusa nel paesaggio il 6 gennaio. Gli evangelisti Luca e Matteo furono i primi a descrivere la storia dell'incarnazione di Cristo. E' famoso il Vangelo di Natale di Luca, apparso nel secondo secolo dopo Cristo e poi divulgato nelle prime comunità cristiane. Già nel Quarto secolo troviamo a Roma (nelle catacombe) immagini della natività. L'origine esatta del presepio è difficile da definire, in quanto è il prodotto di un lungo processo. E' storicamente documentato che già in tempo paleocristiano, il giorno di Natale nelle chiese venivano esposte immagini religiose, che dal decimo secolo assunsero un carattere sempre più popolare, estendendosi poi in tutta l'Europa". Poi l'autore riporta un fatto noto: "Comunemente il "padre del presepio" viene considerato San Francesco d'Assisi, poiché a Natale del 1223 fece il primo presepio in un bosco. Allora, Papa Onorio III, gli permise di uscire dal convento di Greggio, così egli eresse una mangiatoia all'interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia. Poi tenne la sua famosa predica di Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la storia di Natale a tutti coloro che non sapevano leggere". Si aggiungono altri particolari interessanti: "Nella Cappella Sistina della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, si può ammirare uno dei più antichi presepi natalizi. Fu realizzato in alabastro nel 1289 da Arnolfo da Cambio e donato a questa chiesa. Il presepio ha la forma di una casetta, in cui è rappresentata l'adorazione dei Re Magi. Si considerano precursori del presepio anche gli altari gotici intagliati con immagini della natività, che non fu possibile rimuovere. Uno di questi altari con il gruppo dei tre Re Magi si trova in Austria nella chiesa di S. Wolfgang nella regione di Salzkammergut. Questo altare venne realizzato dall'artista brunicense Michael Pacher". Mi fermo qui, perché poi nelle epoche successive ci sono ricchezze stilistiche di varie epoche, che riguardano anche la nostra area geografica, come ad esempio i "santonniers" provenzali, su cui realizzai tantissimi anni fa un bel reportage televisivo per una rubrica nazionale della "Rai". Ma quel che conta, appunto, è capire come, nella logica di tolleranza e integrazione, quel simbolo del presepe possa diventare un elemento di condivisione e non di divisione. Bisogna rispettare ogni cultura e ogni religione, sapendo bene che esistono limiti a logiche di relativismo culturale, quando queste cozzanno con elementi basilari dello Stato di Diritto. Ma nel caso del presepio, che è segno di speranza, che si presta a varie letture, va considerato che - al di là di chi ne fa un elemento di Fede - è una rappresentazione plastica della famiglia e della maternità, che non ha confini nella stessa Umanità.