Esiste un regista, neppure troppo occulto, nel nuovo corso della Lega, che segue ormai la scia di Marine Le Pen e ne guadagna in consensi, almeno secondo i sondaggi. Si chiama Mario Borghezio, classe 1947, che conosco bene e da anni, e che non ha mai nascosto le sue simpatie a destra. Scelta che sta spostando verso la Lega esponenti dei partiti "tradizionali" della Destra (anche in Valle d'Aosta e lo si è visto nella tournée di ieri del giovane leader leghista, Matteo Salvini, alla "Fiera di Sant'Orso") e pure di quel movimento, "CasaPound", che è servito a Borghezio per tornare al Parlamento europeo, dopo essere stato messo in lista nella difficile Circoscrizione elettorale del Centro. Il tessitore dell’asse "Salvini - Le Pen" è certamente stato Borghezio, che è passato da un momento di difficoltà, proprio per le sue sterzate a destra e le "sparate" sempre molto forti (alla trasmissione "La Zanzara" di Giuseppe Cruciani ne ha collezionate di molto hard, preparate a tavolino, benché apparissero improvvisate). Ora, invece, il suo "estremismo" è tornato utile e lo ha riposizionato nel gruppo dirigente con un ruolo importante che saprà gestire.
Certo esiste qualche elemento di stupore per chi, come me, ha visto nascere la Lega, come cronista nelle prime elezioni del 1979 quando Bruno Salvadori battezzò un accordo con Umberto Bossi nelle liste "Federalismo" presentate in tutta Italia e poi quando, entrando in Parlamento nel 1987, mi trovai in ufficio con il primo deputato eletto dalla Lega Lombarda, Giuseppe Leoni e conobbi Bossi, che era al Senato (per questo divenne il "Senatùr"). Allora il federalismo "alla valdostana" faceva parte del bagaglio del leghista e non a caso in alcuni primi Congressi partecipai, parlando con naturalezza di quei temi che mi sembravano essere il cemento del leghismo. Poi piano piano le strade diventarono diverse con la scelta - che Umberto Bossi mi disse un giorno non aver condiviso - di sbarcare anche per le elezioni in Valle d'Aosta e con un certo crescente tam tam contro i "privilegi" delle autonomie speciali. Si manifestarono poi fenomeni folcloristici tipo l'acqua delle sorgenti del Po o i confusi richiami alle radici celtiche. Poi - con pragmatismo per entrare nella stanza dei bottoni - il primo matrimonio con Silvio Berlusconi, il cambio di posizione, il ritorno con il Cavaliere, gli scandali finanziari da operetta e tutto il resto. La Lega pareva destinata ad un declino e mi capitava di incontrare ex colleghi parlamentari che mi raccontavano del clima plumbeo e delle preoccupazioni che la Lega fosse al tramonto. Infine la svolta. Da partito di Governo che aveva saputo negoziare anche posti chiave nella vasta rete di partecipate statali ad un look di nuovo movimentista ed anti-sistema, riprendendo alcuni temi del "lepenismo" francese e della destra estrema europea. Sembrava che queste scelte potessero convivere con certi afflati federalisti, ma in realtà ormai quegli argomenti delle origini sono passati in cavalleria, perché si sa bene che altre sono le paure che toccano la pancia delle persone, specie in tempo di crisi e in uno scenario mondiale che si presta alle drammatizzazioni. Per cui, come dicevo, la Lega - anche per il carisma di Salvini che fa di una certa rozzezza la sua arma - sale nei consensi e aggrega a destra, compresa quella estrema che non ha mai nascosto nostalgie fasciste di quella che si chiamava "Destra sociale" e che ha sempre cavalcato l'esistenza e il mito di un "fascismo buono". Ciò si sposa inoltre con forme più moderne di populismo attraverso uso sapiente dei "social" e questo colpisce i giovani, cui piace spesso più l'azione che il pensiero, anche se poi è più propaganda che altro. Dovessi dare una mia impressione, la crociata che ha più successo è quella contro gli immigrati, quelli che un tempo si chiamavano "extracomunitari". E' un tema che si incrocia con il desiderio di ordine e di legalità e si accompagna alla preoccupazione, specie del ceto medio, di un impoverimento che cambia la vita. Chi sottostima certi argomenti deve riflettere sul fatto che sono sempre le situazioni di incertezza che creano reazioni estremiste. Lo si vede con i nazionalisti fiamminghi, con i neonazisti greci, con il movimento "Pegida" in Germania ed altri ancora. Non so francamente dovrà andrà e fino a dove si spingerà questo nuovo leghismo. Certo è che le modifiche avvenute sono profonde e strutturali. La crisi irreversibile del berlusconismo, che aveva aggregato tante famiglie politiche e che oggi paga l'età del leader e errori marchiani degli ultimi anni (di cui il "Patto del Nazareno" è solo la punta di un iceberg), sta dando il via ad un "liberi tutti" e molti cercano di accasarsi nella Lega, in buona o cattiva fede.