La stagione dei «perché?» nei bambini è irresistibile. Con la loro naïveté ti chiedono a raffica tutto quanto serve per il loro apprendimento. Che poi diventi una novena infinita è altra storia... Nella loro considerazione gli adulti, specie mamma e papà, sono onniscienti, ma gli interrogativi posti sono spesso così scivolosi, che ti fanno arrancare e ricordare certe interrogazioni da studente in cui cercavi di dare delle risposte, quando non sapevi bene cosa dire. Apro parentesi: ricordo un'interrogazione di geografia in cui mi si chiede un prodotto caratteristico della Guyana francese, riferita a Cayenna, la Capitale. Partono i suggerimenti sottovoce dalle prime file: io non capisco, ma interpreto. Per cui il "pepe di Cayenna" diventa un irresistibile "pipe di Cayenna", che cerco pure di argomentare con la presenza di legni pregiati tropicali in una generale ilarità. Ambientazione dell'ultima mia performance nell'arrampicarsi sugli specchi: nei pressi di Torino per gitarella fuori porta eccoci al castello di Pralormo, che risale al XIII secolo e poi, come tutti questi manieri, è una sovrapposizione di costruzioni successive. Il parco serve come attrazione turistica, perché scenario in questa stagione per il trionfo di tulipani e bizzarre proposte museali sul tema agreste e agricolo con tanto di mercatino di prodotti locali. Dimostrazione di come ci si possa ingegnare nella valorizzazione e uso dei castelli, dove il bisogno aguzza l'ingegno.
Principe della produzione agricola della zona è l'asparago. Nel paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino così si dice nel descrivere: "L'asparago è uno degli ortaggi più classici della pianura torinese, e in particolare di quella zona dalla terra permeabile, sabbiosa e poco calcarea circostante le cittadine di Santena e di Poirino. La varietà locale presenta apici appuntiti e brattee chiuse di color verde intenso con sfumature violacee, e ha un caratteristico sapore dolce". Leggo che la prima documentazione sull'asparago del Piemonte risale al Settecento, ma la coltivazione diffusa è un merito del solito Camillo Benso di Cavour, che spingeva molto sull'ammodernamento del settore agricolo. Ovviamente, essendo in zona, non si poteva non mangiare un pranzo a base di asparago. Massimo godimento con diverse portate. Ed ecco la domanda del giovane pargolo: perché puzza la pipì dopo aver mangiato gli asparagi? Calma e gesso. Dopo aver cercato di portarlo in giro con spiegazioni varie, mi sono fiondato su Internet, dove ho trovato soluzioni molto diverse le une dalle altre. Ormai è chiaro che il problema di queste ricerche è trovare un filtro che eviti di incappare in bugie e "bufale". La rivista "Focus" mi sembra credibile e così a questo mi sono attenuto nel rispondere al quesito: «L'origine dell'odore sulfureo che inizia a manifestarsi un'ora dopo aver mangiato asparagi non è del tutto chiara. Nelle urine sono stati infatti trovati diversi composti solforati, che però negli asparagi non sono contenuti e sono quindi il frutto di qualche processo metabolico non identificato». Per cui, in sostanza, ci sono indagini in corso: «Negli ortaggi sono invece presenti asparagine e acido aspartico, isolati anche nelle urine, e che tuttavia non contengono zolfo. Un composto sospetto è il metilmercaptano, anch'esso presente nella pipì di chi ha mangiato asparagi, ma in concentrazioni troppo basse per giustificare l'intensità odorosa». Insomma la scienza, se ho ben capito, tentenna ancora alla ricerca del busillis. Capisco che ci sono cose più serie, ma la risposta ai perché infantili va presa molto molto sul serio. Anche se si tratta di pipì.