Qualche mese fa mi ero molto divertito con questa catalogazione di noi esseri umani nelle veste di volatili, a seconda delle loro abitudini. Sono "allodole" - ed io sono fra queste senza alcun dubbio - le persone (pare il dieci per cento dell'umanità) che si addormentano presto la sera e si svegliano presto l'indomani, quando dunque sono più attivi, e invece la notte sono out. Mentre i "gufi", per contro, che sarebbero il venti per cento delle persone, stentano a carburare sino in tarda mattinata, ma poi lavorano e vivono meglio la notte e si addormentano tardi. Quelli che sfuggono agli opposti estremismi, che poi si declinano in forme più o meno accentuate tardi o presto o presto o tardi, sono il restante settanta per cento e vengono definiti "colibrì" - dal minuscolo volatile che sta pure in volo stazionario e vola persino all'indietro - per i suoi ritmi "normali" fra giorno e notte.
Ci pensavo in questi giorni quando, all'alba, il risveglio - specie per pensieri belli e cattivi del mattino presto - avviene con il canto degli uccelli: abito in una porzione della "Villa De La Pierre", imponente costruzione novecentesca costruita - ma è un caso che io sia lì - da uno zio della mia bisnonna, celebre barone. Nel secolo di vita della casa gli uccelli hanno occupato sottotetti, anfratti della costruzione, siepi e alberi. In primavera esplodono cinguettii di tutti i generi e, in linea con tutte le espressioni musicali, ce n'è davvero per tutti i gusti, specie nel silenzio del mattino. Leggo su "Focus" questa simpatica descrizione: "Gli uccelli cantano all'alba per apparire più in forma. Gli uccelli diurni tendono a mangiare durante il giorno ed a digiunare di notte: il primo mattino quindi corrisponde al momento in cui sono più deboli. Cantando all'alba, o anche un'ora prima, gli uccelli maschi vogliono dimostrare di essere pieni di energia e validi compagni. Gli studiosi considerano il canto in stretta relazione con la vita sessuale, collegandolo a tutti quegli atti che il maschio compie per procurarsi e mantenersi una compagna e difendere il nido. Ogni specie di uccello inizia a cantare in momenti diversi della giornata: merli e tordi sasselli sono i più mattinieri, mentre i più ritardatari sono fringuelli e cinciarelle. Poi canteranno anche il resto del giorno, ma con minore intensità. In genere i bravi cantori sono scarsamente colorati: non potendo attirare la femmina con i colori del piumaggio, utilizzano la voce. Ogni uccello ha un canto caratteristico che gli permette di essere sentito, notato e riconosciuto anche grandi distanze. Alcuni studi hanno come uccelli con gli occhi più grandi iniziano a cantare prima di quelli con piccoli: uccelli con occhi più grandi hanno meno difficoltà di vedere eventuali predatori in condizioni di scarsa luminosità rispetto a chi invece avendo occhi più piccoli, richiede più luce". C'è veramente di che sorridere. Leggo di uno studio pubblicato sulla rivista "BMC Biology", che si deve ad un gruppo coordinato dal danese Coen Elemans, dell'università "Southern Denmark": "I ricercatori hanno usato tecniche di risonanza magnetica e micro-tomografia computerizzata per ricostruire in "3D" e ad alta risoluzione la siringe del fringuello zebra (Taeniopygia guttata). Il modello ha mostrato in dettaglio il delicato equilibrio tra la forza e la leggerezza di ossa e cartilagine, necessario per sostenere e modificare le membrane vibranti della siringe in modo molto veloce. Come gli esseri umani, gli uccelli canterini imparano le loro vocalizzazioni per imitazione. Dal momento che i loro gorgheggi sono utilizzati per trovare un compagno e per conservare il territorio, il canto degli uccelli è molto importante per il loro successo riproduttivo. Situata nel punto in cui la trachea si divide in due per inviare aria ai polmoni, la siringe è unica per gli uccelli e svolge la stessa funzione delle corde vocali nell'uomo. Gli uccelli possono avere un controllo completo della siringe e, in alcuni casi, sono addirittura in grado di imitare il linguaggio umano. Ma, sottolineano gli esperti, l'anatomia delle strutture fisiche complesse che generano il suono degli uccelli è poco chiara". Mi veniva in mente - ma per avere un'esatta idea della sua poesia e dell'armonia dolce ad essa correlata bisogna ascoltarlo - quel canto "Se Chanto", considerato l'inno dell'Occitania, che comincia: "Denant de ma fenestra i a un aucelon tota la nuech chanta chanta sa chançon" ("Davanti alla mia finestra c'è un uccellino tutta la notte canta canta la sua canzone") E prosegue con la traduzione dall'occitano: "Se canta, che canti non canta per me canta per la mia amica che è lontana da me Quelle montagne che sono tanto alte m'impediscono di vedere dove sono i miei amori Se canta... Alte, sono molto alte ma si abbasseranno e i miei amori torneranno verso di me Se canta... Abbassatevi montagne alzatevi pianure perché possa vedere dove sono i miei amori".