Ognuno di noi ha delle sacrosante abitudini, ma è indubbio come l'avvento delle nuove tecnologie dimostri - di fronte all'evoluzione - che alla fine ci si ritrovi costretti, spesso piacevolmente altra volte un po' meno, a cambiare modo di essere e di comportarsi. Che questo avvenga nel lavoro o nel tempo libero poco cambia nella sostanza, anche perché certe intrusioni delle nuove tecnologie hanno pure fatto saltare certe rigide divisioni fra lavoro e tempo libero. Mi raccontava un amico, che lavora per un importante gruppo bancario inglese, come nella policy aziendale sia diventato oggi una cosa molto grave indirizzarsi ai propri sottoposti con poste elettroniche fuori dagli orari di lavoro e come, in certi momenti di vacanza, che sono da programmare anche questo per tenere conto del buon equilibrio mentale dei dipendenti, disturbare è una pratica considerata assai scorretta. Modo intelligente, insomma, per porre dei paletti salutari, quanto purtroppo per ora avviene assai raramente.
Ma veniamo al tema e a certe abitudini in rapido cambiamento, ma così sostanziali che quai non ci ricorda più bene come stessero prima le cose. Ogni mattina leggo - in versione digitale sul telefono - tre quotidiani: "La Stampa", "La Repubblica" ed "Il Corriere della Sera". Poi seguo alcuni siti di altri giornali, tipo "HuffPost", oltreché quotidiani e settimanali di area alpina. Poi guardo quotidiani e giornali vari di area francofona: Québec, Svizzera Romanda e naturalmente Francia a tiratura nazionale e regionale. Ascolto i notiziari radiofonici in FM, quando viaggio o sulle App, anche per cercare radio svizzere francesi, e guardo telegiornali o approfondimenti a seconda delle necessità (avendo in contemporanea sui "social" il commento di quanto si vede!). Certo è che l'avvento di Internet ha avuto un impatto incredibile per la ricchezza di informazione giornalistica ricevibile da ciascuno di noi e "Twitter" ormai brucia tutti sul tempo sia con notizie date in modo professionale che con persone comuni che danno notizie in anteprima, come si è visto per alcuni atti terroristici recenti, addirittura con l'uso di canali visivi come "Periscope" che hanno proposto cronache in assoluta anteprima. Non voglio dire con questo che ho ucciso il cartaceo. Quando ho più tempo la versione tradizionale dei quotidiani si aggiunge ai due settimanali, "L'Espresso" e "Panorama", rigorosamente di carta (spesso poi si aggiunge "Internazionale" e leggo "Vanity Fair" di mia moglie). Ma in effetti, se si calcola l'insieme delle fonti informative, prevale ormai la versione digitale. Così è anche per i libri, nel senso che - pur non rinunciando mai all'acquisto in libreria, molto ormai lo leggo sul mio "Kindle" autoilluminato (dunque si può leggere a letto senza disturbare nessuno), specie da quando riesco con maggior facilità ad estrapolare - o sottolineando o inviandomeli via mail - pezzi che poi risultino utili come citazione. Se debbo studiare con note a margine, naturalmente il cartaceo resta al momento molto più pratico. Pur tuttavia, penso che il digitale si espanderà in modo sempre più vasto e con soluzioni tecniche sempre più semplici e amichevoli. Chi si illude del contrario ha una visione interessante, perché se si ha tempo la carta da sfogliare è tradizione piacevole e riflessiva, ma temo che per le generazioni più giovani e più o meno native digitali la strada da loro intrapresa sarà generalmente difficile da invertire. Ed anche per noi, già "vecchietti" si tratta di stare al passo e di guardare con attenzione non tanto alle mode, quanto invece risulti davvero utile per rendere più facile la nostra vita, senza avere atteggiamenti di chiusura per partito preso, che finirebbero per farci finire in retroguardia.