Attualmente per i terremoti la Valle d'Aosta è classificata, su una scala come "livello 3", cioè "Zona con pericolosità sismica bassa, che può essere soggetta a scuotimenti modesti" rispetto ad una scala di "4" (le zone appenniniche colpite dal sisma erano "zona 1"). Per altro, quasi sempre, l'epicentro di terremoti avvertiti da noi era situato nelle zone sismiche Oltralpe o verso l'Italia a livello di rischio più elevato, come il Vallese o zone del Piemonte. Questo implica, comunque sia, vigilanza e progetti appositi in Valle per le nuove costruzioni e il mantenimento di un'efficace rete di rilevamento sul territorio, che già esiste. Mi ha molto affascinato quanto scritto da Ornella Maglione nella pubblicazione regionale, con fondi europei, intitolata: "Tra scosse e sussulti. Storia dei terremoti in Valle d'Aosta".
Dovessi distillarne alcuni contenuti, partendo dalle conclusioni e poi tornando alla cronologia del libro - di cui cito qualche passaggio quando c'è il virgolettato - direi:
Di terremoti "piuttosto forti", uguali o maggiori del quinto grado della "scala Mercalli", la Valle d'Aosta di scientificamente accertati ne ha avuti sei: 1755, 1855, 1880, 1892, 1905, 1968; «Questo perché lo studio dei terremoti più antichi (prima del XVI secolo) è quanto mai incerto e, talora, rischia di dare risultati non veritieri. Scarse sono le fonti, molto spesso inficiate da opinioni personali e da credenze religiose ossessive»; Esempio è la scomparsa sotto una frana del villaggio di Thora di Sarre nel 1564 (che fece dai 120 ai 545 morti, a seconda delle fonti): non fu un terremoto ma una frana. Idem per il terremoto di Issime del 1600 dovuto ad uno smottamento e non, come si credette allora, ad un terremoto voluto dal… Diavolo. Così racconta la Maglione: «Compiuti gli esorcismi di rito, il frate francescano ritornò ad Aosta. Ma dopo pochi giorni i fenomeni ripresero più violenti di prima. Il curato e i maggiorenti del paese chiesero allora al Vicario generale di potersi avvalere di altri religiosi pratici in riti per la liberazione dal demonio. Ad Issime giunsero due rinomati esorcisti provenienti dal Biellese. Padre Serra si avventurò nella caverna abitata dal demonio, da cui esalavano "fetidi vapori di color sanguigno", armato del solo Crocifisso. Giunto davanti a un’ombra spaventosa "che haveva maggior forma di bestia, che di huomo", vinta la paura, gli si avvicinò e lo vide meglio "haveva corne et coda come di bue, li piedi et mani come l'orso, il volto a guisa di scimia con i denti aguzzi, et tutto il resto del corpo nudo, haveva la pelle fatta come spoglia di serpe" (Fabretti, Vayra 1891, pagina 12). Poi il sacerdote iniziò a interrogarlo. Il demonio disse di essere Astarotte e di essere venuto ad Issime per abbattere le case e spianarle fino a renderle simili a campi. Il curato lesse la lunga e complessa formula dell'esorcismo. Rincasato, il Serra decise di chiamare in giudizio Astarotte con ogni debita forma. Il 23 gennaio 1601, con qualche giorno di ritardo rispetto alla citazione, il demonio si presentò al cospetto dell'esorcista che eseguì regolare interrogatorio. Astarotte dichiarò che la sua indesiderabile presenza ad Issime era una giusta punizione inviata dal cielo per una omissione di voto perpetrata dai valligiani i quali avevano solennemente promesso di costruire una cappella»; Il primo sisma certificato «fu quello del 1755. Esso arrecò notevoli danni al castello di Châtillon. La scossa principale avvenne alle 14.30 del 9 dicembre: fu preceduta da leggere scosse a partire dal mese di ottobre e per tutto il mese di novembre e seguita da numerose repliche fino alla fine di febbraio dell'anno successivo»; Smontiamo un mito, cambiando secolo, quell'800 in cui - grazie agli scienziati dell'epoca - si registrano parecchi terremoti. Si tratta del crollo del Ponte Romano di Saint-Vincent: «"…un bel ponte antico (detto perciò nel paese "le Pont des Romains"), da me misurato nel 1838: costrutto di scheggioni, scalcinato e non instaurato mai, non poté reggere alle scosse di terremoto propagatesi dalla Morienna, cosicché addì 8 giugno dell'anno seguente rovinò, sfasciandosi e cadendo il terzo di mezzo". (Promis 1862, pagina 108). Le parole sono di Carlo Promis (1808-1872), architetto, archeologo, docente di architettura alla "Scuola di ingegneria" di Torino e si riferiscono all'antico ponte situato nei pressi di Saint-Vincent sul sedime della strada che risaliva la Valle d'Aosta. Pare invece che il collasso del ponte sia imputabile al cedimento della roccia scistosa sulla quale era ancorato uno dei due piedritti (Zanotto 1986, pagina 403), "sourdement minée par le continuel travail de l'eau" (Aubert 1860, pagina 118). Inesatta appare anche la data del crollo che parrebbe essersi verificato l'11 maggio, intorno alle sei del pomeriggio, ossia alcuni giorni prima di quanto rilevato dal Promis (Zanotto 1986, pagina 403)»; Tostissimi furono gli avvenimenti del «25 luglio 1855, alle ore 1250, un violento terremoto scosse il distretto di Visp nel Canton Vallese (Svizzera), da Visp a Saint-Niklaus. Il sisma fu avvertito in tutta la Valle d'Aosta, ma i maggiori danni si verificarono a Valtournenche dove furono distrutti molti rascard, si danneggiarono parecchi comignoli, si fessurò la volta della chiesa in tutta la sua lunghezza e, da una delle montagne ai piedi del Cervino, si distaccò un enorme blocco di roccia. Anche a Chamois e ad Ayas furono rovesciate molte case in legno ("Nouvelles et faits divers", 1855). Molti danni si verificarono anche sul versante italiano del Gran San Bernardo: parecchie case furono compromesse soprattutto ad Etroubles e a Saint-Rhémy-en-Bosses (Montandon 1942, pagina 23). A Châtillon alcuni fabbricati furono fortemente lesionati, molti camini furono "lanciati violentemente ad una certa distanza" e nella frazione di Bellecombe un uomo che era coricato su una roccia precipitò»; Eccoci al «5 marzo 1892, alle ore 18.26, una scossa di terremoto fece tremare tutta la Valle d'Aosta. Ma questa volta, a differenza delle precedenti, l'epicentro non era localizzato fuori regione, ma proprio in Valle e più precisamente a Pont-Saint-Martin. La scossa che fu sussultoria, seguita da "ondulazione" in parecchi luoghi, durò dai due ai dieci secondi e dove si sentì più forte fu accompagnata da un rombo. I luoghi maggiormente colpiti si trovano nella valle della Dora Baltea»; Veniamo al 900 ed all'evento del 29 aprile 1905: «"Ce matin, 29, vers trois heures, on a ressenti à Aoste une forte secousse de tremblement de terre. Quatre ou cinq secondes de durée ont pu faire croire à la fin du monde, et bien des gens ce sont précipités sur la place pour faire du moins le grand voyage en compagnie" ("Dernière nouvelle" 1905). In poco tempo tutta la piazza Charles Albert (ora Émile Chanoux) ed i giardini pubblici si riempirono di gente "à moitié vêtus, grelottant de frayeur et de froid" ("Tremblement de terre", 1905). L'orologio della stazione si fermò alle tre meno cinque. La scossa fu sussultoria della durata di trenta secondi (Monti, 1907, pagine 220 e 221) e provocò spostamento di mobili, sbattimento di porte, spostamento di padelle e di fornelli, tintinnio di campanelli, crollo di comignoli. Le case oscillarono come alberi; larghe lesioni si aprirono nei soffitti (ivi) e qualche calcinaccio cadde "sur le nez des dormeurs" ("Le tremblement de terre", 1905). La scossa fu avvertita in tutta la Valle, ma i danni maggiori si verificarono in Valdigne»; Ma il peggiore dei terremoti ci fu quando io avevo dieci anni, ma ero al mare in vacanza. «"La mattina del 18 giugno 1968, alle ore 7.27, un violento terremoto fece tremare tutta la Valle d'Aosta. La scossa, con epicentro a Bard, fu del sesto grado della "scala Mercalli". Il movimento tellurico fu avvertito in tutta la Valle d'Aosta, in particolare nella zona compresa tra Verrès e Pont-Saint-Martin ed in tutta la vallata di Gressoney. Il panico serpeggiò tra la gente. A Verrès, la popolazione scese per le strade terrorizzata anche perché la scossa fu seguita da un forte boato proveniente dalla montagna dalla quale era area d'influenza del terremoto del 18 giugno 1968 ("La Stampa", 19 giugno, pagina 1). Tutto si è risolto in un fuggi-fuggi generale ed in una gran paura" (Vaglienti, 1968). Molti per timore di nuove scosse sono rientrati in casa solo in tarda mattinata. Un po' di panico vi è stato anche ad Aosta, specialmente tra gli inquilini dei piani alti: lampadari, bicchieri e soprammobili tintinnarono per alcuni secondi. A Saint-Vincent, "chi non era ancora alzato è balzato dal letto e su tutti i balconi sono apparse persone sommariamente vestite mentre molti scendevano nei cortili e nelle vie". I bambini delle scuole elementari sono stati fatti uscire dalle aule alla terza scossa, quella delle 9.30 circa»; Insomma e complessivamente: tutto quel che ho scritto configura niente di realmente terribile o di comparabile con zone sismiche ad elevato rischio, ma questo non vuol dire affatto che in Valle d'Aosta si debba sul "rischio terremoto" abbassare la guardia.