Chissà come si consuma con esattezza l'attimo fatale in cui un bambino scopre che Babbo Natale non esiste. Immagino che possa essere un cuginetto più grande ed autorevole a pronunciare la ferale sentenza. O la goffaggine di genitori cui scappa qualcosa di detto e di insinua il dubbio nella creatura che pian piano diventa certezza. Sono pochi che possono raccontare quel che capitò a Shirley Temple, bimba prodigio del cinema americano: «Ho smesso di credere a Babbo Natale quando avevo sei anni. Mia madre mi portò a vederlo in un grande magazzino e lui mi chiese l’autografo». Forse esiste una zona grigia in cui tutti si è coinvolti in un gioco delle parti, in fondo a fin di bene, perché lo spirito del Natale anche senza Babbo Natale può sopravvivere.
Piero Angela, giornalista divulgatore scientifico e da sempre in lotta contro un mondo di superstizioni cattive, è naturalmente tenero con Babbo Natale, ma con un pizzico di ironia sabauda: «Certo, dire che Babbo Natale non esiste non è una bella notizia. Anzi, è una brutta notizia. D'altra parte cosa si dovrebbe dire? Che ci sono le prove scientifiche dell'esistenza di Babbo Natale? E che esistono le testimonianze di milioni di persone che hanno trovato giocattoli sotto il camino o sotto l'albero?». Per far piacere al piccolo Alexis, che sta per compiere sei anni e pare non dubitare di Babbo Natale, siamo stati a Torino, esattamente in piazza d'Armi o meglio - così si chiama oggi - in piazza Vittorio Veneto, ormai parco cittadino, dopo essere stato per lungo tempo in un passato ormai lontano il luogo dove si svolgevano le adunate militari. E' lì che è stato allestito, con grande enfasi pubblicitaria "Il Sogno del Natale". Una porzione del parco è stata cintata è allestita con una serie di costruzioni: un bel presepe all'ingresso, una nordica casa di Babbo Natale, un piccolo pattinaggio e una serie di chalettini di street food (code anche lì...). Completa l'offerta un piccolo tendone da circo il cui calendario propone alcuni spettacoli che non hanno però nulla a che vedere con il Natale. Pare che la parte in più del genere "mercatini di Natale" non sia stata consentita dal Comune, questo, unito all'assenza di qualunque forma di intrattenimento per bambini per cui il Sogno avrebbe dovuto essere pensato, rende la meta piuttosto deludente per i piccoli avventori e per i loro accompagnatori. Le code incredibili che si creano per entrare al Parco ma anche alla casa di Babbo Natale all'interno - pur con prenotazione! - temo possano far pensare anche al bambino più ingenuo che Babbo Natale non è così buono come lo si dipinge. Il pigia pigia all'ingresso è davvero indegno ed è un peccato, perché chi ha concepito l'interno dell'attrazione - piuttosto cara per quel che si propone - lo ha fatto con intelligenza e una logica, che i poveri intrattenitori sfiniti non riescono a comunicare. Si parte con una specie di galleria di bizzarri ritratti di Babbo Natale, in un clima tropicale per via dei condizionatori a aria calda accesi a palla, poi ci sono tavolini dove i bimbi scrivono le letterine, poi timbrate e infilate in una cassetta delle lettere con contatore annesso (in realtà una pattumiera...). Si passa poi nella sala dove gli elfi costruiscono i giochi ed i bambini possono provarne diversi. In una parte c'è un Babbo Natale che o stringe mani da un balconcino o, in caso di troppo caos, sale su di una balconata in alto a fare ciao con la mano. Pur capendo la logica di velocizzare i passaggi, l'immagine di un Babbo Natale muto e frettoloso di certo non è comprensibile per un bambino e occorrerebbe rifletterci. Si esce dopo aver visto la slitta di Babbo Natale posteggiata nella stalla con le finte renne impagliate come fossero trofei alle pareti. Fine del Sogno del Natale. Ora, a parte la sciatteria dell'improbabilissimo Babbo Natale, resta l'idea interessante ma male organizzata e modesta nel rapporto fra qualità e prezzo in una logica di pubblicità ingannevole che vende un villaggio del Natale che in realtà è una casa di Babbo Natale. I servizi igienici allestiti, nel tardo pomeriggio paragonabili a fogne di Calcutta, confermano - trattandosi di un servizio che è più di altro segno di civiltà - che brutta cosa sia la disorganizzazione, specie se si accompagna ad un arricchimento che diventa indebito quando quanto promesso non corrisponde alla realtà. Ma resta soprattutto la necessità di salvaguardare Babbo Natale, per il bene dell'infanzia che ci crede. Quando si mette in scena questo personaggio - ed anche in altri posti visitati l'ho visto svilito e reso grottesco - bisognerebbe fare attenzione e chi lo impersona dovrebbe sforzarsi ed essere sempre inserito in un contesto decoroso e gioioso. Sinora l'unico posto dove ho visto uno sforzo di chi lo impersonava e di dove era stato messo è il Babbo Natale di "Gardaland". Chissà se chi organizza queste "macchine da soldi" ha figli e se ha mai pensato di prendere in considerazione le aspettative dei bambini, che sono poi l'unico target a cui pensare. Non credo che a loro importi molto dello stand di un mobilificio low-cost o di quello di una nota casa automobilistica francese. Forse due giostre (anche a pagamento!), qualche elfo racconta storie, delle renne viventi o degli stand di dolciumi più che di birra, avrebbero raggiunto lo scopo.