Chi ha dovuto, come me, passare parecchio tempo all'estero - nel mio caso specialmente in Belgio ma anche in Francia - ha vissuto il dramma dei costi folli del "roaming" internazionale, tant'è che alla fine una delle scelte era quella di comprare una "sim" nel Paese ospitante per evitare salassi e trovarsi nella triste e persino disperante situazione di un telefono "nazionale" che veniva prosciugato e che dunque non poteva più né chiamare né usare la navigazione dati. I gestori delle telefonie nazionali, benché talvolta facenti parte di gruppi dalla dimensione europea, approfittavano della situazione con una situazione ricattatoria e costosa per ogni consumatore, in barba al mercato unico europeo ed al concetto ancora più elevato di una cittadinanza comunitaria. Ma, per fortuna, tra mille problemi della ricerca di una normativa di compromesso alla fine le autorità europee - sempre accusate di mille misfatti sulle spalle dei cittadini - hanno rimesso a posto le cose.
Così racconta "Euronews": «Da giovedì 15 giugno chiamate, sms e dati costeranno all'estero come a casa per chi viaggia nell'Unione europea. E' l'avvio della "rivoluzione digitale" spinta dalla Commissione e sostenuta dall'Europarlamento. L'intero traffico verrà contabilizzato come nazionale. Non ci sono limiti temporali, ma per evitare abusi come l'utilizzo di una sim straniera economica in modo permanente in un Paese dove i prezzi sono superiori, possono scattare controlli a partire almeno dal quarto mese in cui i consumi avvengano solo all'estero. Nessun problema, invece, per i lavoratori transfrontalieri: basta un aggancio al giorno alla cella del proprio operatore nazionale perché non venga considerato roaming. Una rivoluzione a cui ne seguirà subito un'altra: dall'inizio del 2018 sarà garantito il libero accesso anche dall'estero a musica, film, sport ed e-book per cui si paga un abbonamento online nel proprio Paese». Insomma: si tratta di un caso in cui si equilibra la logica crescente di liberalizzazione del settore con la sua caratteristica europea, dando ai cittadini gli strumenti per poter reagire a quelle che si configuravano come prelievi - tenendo conto delle tecnologie - davvero truffaldini. Questa è l'Europa che mi piace e devo dire con onestà che ci sono mille esempi positivi, di cui alla fine si parla poco, perché prevale di questi tempi la disinformazione, il "sentito dire", le bufale che diventano virali come "catene di Sant'Antonio", con tutto il rispetto per il Santo. Questo antieuropeismo d'accatto fa il pari con chi parla senza sapere, vittima appunto di una disinformazione strisciante in cui essere esperti o meno conta poco e risulta persino inutile cercare di spiegare le ragioni per cui certe storie sono infondate perché l'ignorante di ritorno è fermo nelle se convinzioni «perché lo dice il Web», come una volta si diceva di chi, piuttosto ebete, sosteneva «lo ha detto la Televisione». Viviamo una strana epoca in cui competenza e cultura vengono scavalcate a piè pari da logiche fideistiche che trasformano anche le persone più miti in portatori delle verità anche più strambe.