Ci sono vicende della politica che possono avere diversi significati e differenti chiavi di lettura. Non bisogna mai fermarsi alle apparenze e tenersi vigili, come quando in automatico si tende l'orecchio per capire quale significato abbia un suono di campane proveniente a distanza da un campanile. Può essere il lento scampanio che suona a morto o un segnale d'allarme con le campane a martello. Il pasticciaccio brutto alla Camera che ha affossato la legge elettorale e lo strano accordo tra Matteo Renzi, Beppe Grillo, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (nessuno dei quali è deputato a Montecitorio...) ha avuto un'origine, quando la bizzarra Micaela Biancofiore - berluschina della prima ora di Bolzano - l'ha combinata grossa, presentando contro il parere del suo partito un emendamento che mirava ad applicare il proporzionale al sistema elettorale del Trentino-Alto-Adige/Südtirol.
L'accordo di Commissione era di mantenere gli attuali collegi uninominali, simili a quello che lo Statuto - con una circoscrizione vera e propria - ha assegnato alla Valle d'Aosta con una blindatura preziosa ancora oggi contro colpi di mano. Ed invece l'intesa globale sul sistema tedesco si è frantumata su questa questione in una votazione pasticciata, dovendo essere segreta ed invece essendo diventata palese - per un annuncio sbagliato della Presidenza - e questo ha consentito di svelare il comportamento dei Gruppi. Apriti cielo! Pensando al ruolo di sostegno della SVP sudtirolese al Senato la questione si è fatta grave, amplificata dal fatto che i grillini avevano teso appositamente l'imboscata (i collegi di Trento e Bolzano erano nell'accordo approvato dal voto online dei "Cinque Stelle") ed alcuni deputati del Partito Democratico si erano di certo accodati in spregio a quanto detto pubblicamente. Franco Panizza, senatore trentino del Partito Autonomista Trentino Tirolese ha parlato di «preoccupante cultura antiautonomista» ed immagino l'ira feroce dei membri della Südtiroler Volkspartei, gente tosta che ha saputo avere dei leader che hanno sempre consentito di avere un'organizzazione autonomista forte e coesa perché pluralista (quanto non avvenuto in Valle d'Aosta e costringendo a frantumazioni infinite). Domani di questo sgambetto che preoccupa, avvenuto in Parlamento, parleranno senza dubbio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente austriaco Alexander Van der Bellen ed il presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher. Difatti i sudtirolesi e, per ragioni politiche "di sponda", i trentini godono di quella garanzia internazionale che li mettono in una posizione più serena per il loro futuro. Per i valdostani quell'avvenimento di poche ore fa in Parlamento, sapendo che grazie alla buona scrittura dello Statuto eravamo sul punto della rappresentanza parlamentare del tutto tranquilli, deve suonare in termini generali e di prospettiva come un terribile ammonimento. La Specialità valdostana, se oggi fosse confrontata a passaggi parlamentari, rischierebbe grossissimo, e questi rischi ci obbligano a riflettere sulle ragioni della nostra Autonomia. Una peculiarità in cui dobbiamo credere per primi, esserne degni interpreti e avere consapevolezza che non dobbiamo esserne solo noi ad esserne convinti, ma dobbiamo comunicare agli altri questa nostra profonda convinzione. Tante volte abbiamo spiegato come, pur senza garanzia internazionale, esiste nello Statuto una logica pattizia, che ha un fondamento morale profondo, anche se ne conosciamo la debolezza giuridica. Oggi, infatti, il rango costituzionale che ci tutela può avere aspetti di fragilità con un Parlamento ostile e con vecchie inimicizie verso le Autonomie speciali, cui si aggiungono oggi i "grillini", checché se ne dica in ambito locale e lo stesso vale per la Lega. Senza dimenticare il disegno antiregionalista di Matteo Renzi, che lasciava un apparente ma pericoloso spiraglio per le Speciali solo per la necessità dei voti autonomisti al Senato per far passare la riforma costituzionale, per fortuna poi bocciata al referendum. Tanti nemici e troppe incomprensioni obbligano a lavorare ancora di più in Italia ed in Europa ed anche a casa nostra, riflettendo sul futuro, perché l'Autonomia vive solo se sa adeguarsi ai tempi.