Ogni tanto la quotidianità apre degli squarci che paiono porte bizzarre che si spalancano su scenari impensati. Sono stato in vacanza in un'isola dove si aggiravano i macachi, nota razza di scimmie ("macaco" in lingua bantu dell'Africa centrale significa appunto "scimmia"), per altro nostri parenti alla lontana, non solo perché sono Primati come noi, ma perché il mio papà veterinario - che se ne intendeva - quando facevo qualche scemenza mi diceva bonario: «sei un macaco». Chiassosi, rissosi, curiosi i macachi si aggiravano dov'ero, agendo in gruppo tipo banda e non a caso il consiglio era quello di tenere chiuse le finestre per evitare intrusioni e furti di questi bricconi. Ricordavo di avere letto che i macachi sono in grado di imparare a svolgere un compito grazie a un ragionamento mentale e non solo imitando le azioni degli altri. Naturalmente l'apprendimento avviene a fronte di qualche cosa di vantaggioso.
Noi esseri umani, ricopiatori per eccellenza e questo ha fatto galoppare le civiltà più sveglie nel farlo, agiamo - in modo più sviluppato - anche sul versante dell'inventiva conveniente. Non si può altrimenti spiegare il fatto che, tranne rare eccezioni degne ormai di essere protette dal "Wwf", a guardare la politica valdostana si vedono solo autonomisti. Se ci fosse una macchina del tempo che percorresse a balzi la storia dalla Resistenza alla Liberazione, dagli anni Cinquanta ai decenni successivi fino ad oggi si scoprirebbe come sia avvenuto un meccanismo di crescente ricopiatura e di acquisizione intelligente di posizioni un tempo altrui. Siamo persino arrivati a forme, ben note sempre nel mondo animale di mimetismo. Ricordate la definizione? "Fenomeno per cui un essere vivente presenta o assume forma e colori tali da essere poco visibile nell'ambiente in cui vive (mimetismo criptico, ad esempio il camaleonte), oppure simile a una specie diversa, considerata pericolosa o disgustosa (mimetismo mülleriano, batesiano, caratteristico di alcuni insetti). E' una forma di adattamento evolutivo originata per selezione naturale, che favorisce la sopravvivenza della specie, nascondendo i predatori alle prede o viceversa". Storia ferale, come può essere la Politica. L'area autonomista così, per riffa o per raffa, è diventata così zeppa da assomigliare ad uno zoo in cui tutti gli animali finissero per atteggiarsi a leoni, riempiendo a dismisura il recinto dei "re della foresta". Naturalmente questo processo finisce per avere l'effetto che non si riescono più a distinguere i leoni, che hanno finito essi stessi per avere una crisi d'identità, mentre i "non leoni" legittimamente, atteggiandosi a leoni, hanno finito per sentirsi tali. Come uscirne? Mah! Si tratta, forse, di capire bene quale sia, infine, il perimetro esatto di questa famosa area autonomista e chi ci stia perché ci crede e lo abbia dimostrato in passato con chiarezza e lo abbia fatto con rispetto di quelle idee che affondano nel passato. Non trattandosi, insomma, di una scelta degna, invece, dire per contrastare opportunisti e trasformisti: «sei un macaco!». Come se si trattasse di un terribile anatema. Poi resta il problema, capito chi c'è e chi non c'è, della strada da imboccare per non fare la fine della protagonista di "Alice nel Paese delle Meraviglie". Lewis Carrol così scriveva: «Un giorno Alice arrivò a un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull'albero. "Che strada devo prendere?" chiese. La risposta fu una domanda: "Dove vuoi andare?" "Non lo so", rispose Alice. "Allora, - disse lo Stregatto - non ha importanza"». Trattasi di significativo ammonimento.