Non ce la faccio a cancellarlo, torna come un punto fisso della memoria e non se ne può fare a meno. Ci provo ogni anno: mi dico che questa idea, rimasta fra quelli di una certa età che la scuola cominci il 1° Ottobre, mi perseguita, anche se sono ormai passati quarant'anni - secondo i miei calcoli proprio come oggi - dal giorno in cui la prima campanella della scuola suonò per l'ultima volta per dare il suo inizio di anno scolastico. Ci fu una legge dell'agosto del 1977 che diede flessibilità a questa data di inizio, spostandola nel mese di Settembre, fissata a seconda delle Regioni che possono far slittare avanti o indietro il loro calendario scolastico, in parte poi nelle mani dell'autonomia delle scuole. I bambini di prima elementare si chiamavano "remigini" perché in questo giorno veniva celebrato San Remigio.
Un Santo interessante, arcivescovo di Reims all'età di ventidue anni, che riuscì, insieme a San Gildardo, a convertire il merovingio Clodoveo I, re dei Franchi, alla religione cristiana. Adesso sul calendario è piazzato il 13 gennaio.
Una scelta, quella dell'arretramento, che immagino fosse legata alla necessità di una maggior durata del periodo scolastico in Italia, che forse era striminzita rispetto alla media europea. Infatti la durata media dell'anno scolastico durante l'istruzione obbligatoria in Europa è oggi di 185 giorni, mentre in Danimarca, Italia, Olanda e Liechtenstein è ormai di duecento giorni. In Bulgaria, Lettonia e Lituania la durata dell'anno scolastico aumenta con l'età degli studenti, cominciando con soli 155 giorni in Bulgaria e crescendo progressivamente fino a 195 giorni nell'istruzione secondaria in Lituania.
Fatto sta che lo svuotamento di Settembre era forse inevitabile perché senza la famiglia "patriarcale", intesa come numerosa, i genitori nei periodi di vacanza non sanno bene dove mettere i propri figli e dunque l'anticipazione ha reso più facile la vita alle famiglie ristrette di oggi.
Ma certo il primo giorno di scuola - specie quelli della prima elementare, quando i banchi diventano davvero una piccola prigione - assume ed assumeva un aspetto cruciale. Mi ha sempre fatto sorridere quella frase - che non so dire se sia vera o sia un'intelligente ricostruzione - che dice: «Quando avevo cinque anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi: "felice". Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita».
E, invece, in fondo esiste qualcosa di importante, perché certe "prime volte" si riflettono per tutta la vita, così come le date, anche quando scompaiono di scena. Così, psicologicamente, oggi, benché domenica, vado a scuola e per festeggiare degnamente la giornata mi dedico una poesia - valida anche per l'avvento del nuovo mese - di François Coppée:
"Matin d'Octobre" «C'est l'heure exquise et matinale Que rougit un soleil soudain. A travers la brume automnale Tombent les feuilles du jardin.
Leur chute est lente. Ou peut les suivre Du regard en reconnaissant Le chêne à sa feuille de cuivre, L'érable à sa feuille de sang.
Les dernières, les plus rouillées, Tombent des branches dépouillées: Mais ce n'est pas l'hiver encor.
Une blonde lumière arrose La nature, et, dans l'air tout rose, On croirait qu'il neige de l'or».