Siamo agli ultimi fuochi della campagna elettorale in vista del voto di domenica prossima, 20 maggio, quando i seggi apriranno dalle ore 7 alle 22, per il rinnovo del Consiglio regionale o, come da definizione più originale, del nostro Consiglio Valle. Si aspettano i big dei partiti nazionali con i loro "mordi e fuggi", coincidendo il voto rossonero con una fase convulsa della politica italiana e perciò ogni test diventa utile per capire gli umori popolari, compresa la piccola Valle d'Aosta che vedrà interventi di chi di noi sa poco o niente e farà vetrina con promesse e lusinghe per poi scomparire. Ricordo che le operazioni di scrutinio avverranno l'indomani, lunedì 21 maggio e dunque proprio fra una settimana con un vero e proprio thriller, perché in assenza di sondaggi tutti si rifanno a sensazioni e a previsioni che somigliano agli oroscopi e dunque sono privi di qualunque valore reale.
Certo, i molti silenzi dei cittadini e l'assenza ai comizi di chi non risulti già militante degli uni e degli altri farebbe intendere - ma uso non a caso il condizionale - possibili sorprese in barba a chi ostenta sicurezze e dà i numeri come fossero noccioline. Conterà molto il comportamento del più grande partito, quello crescente - convitato di pietra - di chi non vota più o sceglie di votare scheda bianca o di annullare il suo voto. Scelta legittima ma che lascia spazi a chi li occupi. Aspettando gli esiti, in questa tornata elettorale ci sono tre novità. La prima riguarda l'impossibilità per chi abbia alle spalle due legislature come membro del Governo regionale di fare parte dell'Esecutivo e questo pesa in particolare sul recordman delle preferenze, Augusto Rollandin, classe 1949, in politica con alti e bassi dal lontano 1978. La seconda è che pendono sulla politica locale diverse inchieste giudiziarie, alcune per troppo tempo giacenti tanto da ingenerare sospetti di inerzia, che potrebbero - per via di norme di legge nazionali e regionali - far sparire dal Consiglio Valle persone elette per le conseguenze sull'eleggibilità di condanne penali o contabili. E questa volta appare chiaro che la Magistratura aostana è molto vigilante su fenomeni di "voto di scambio" di vario genere che possano influire sul voto con meccanismi clientelari di "do ut des" o di vero e proprio acquisto dei consensi per soldi o favori. Pensando che incombe da noi - e lo scrivo con la morte nel cuore - un pilotaggio di molti voti attraverso l'influenza della 'ndrangheta e pure la massoneria ha suoi candidati. Ma proprio per evitare un controllo del voto le elezioni regionali della primavera 2018 si svolgeranno, in via sperimentale e provvisoria, attraverso un sistema di "spoglio centralizzato", che rende impossibili giochi e giochetti con la terna delle preferenze. Mi riferisco a due fenomeni abnormi, che non facevano affatto parte della mentalità valdostana, sino a che qualcuno a cominciato ad usarli per accumulare più voti personali possibile. E questo con logiche di leadership truccate, che fanno rimpiangere quei leader del dopoguerra, come mio zio Séverin Caveri, riconosciuti come esponenti carismatici per cultura e fascino e non per la mole di voti. Metodi per dopare gli esiti che io non ho mai adoperato alle elezioni regionali, perché indegni e pure criminali e certi miei successi ottenuti alle Politiche, quando venni eletto deputato, passando attraverso il voto unico del sistema uninominale, impedivano del tutto di sapere chi mi avesse votato! Viceversa alle Regionali c'era chi aveva montato un sistema ora inefficace con due trucchi: il primo giocando con le tre preferenze e la loro scrittura sulla scheda per vedere poi - con il controllo minuto effettuato dagli scrutatori e dai rappresentanti di lista - se chi aveva promesso il voto avesse adempiuto al suo compito, guadagnandosi, come si fa con i cani obbedienti, il croccantino; il secondo, ancora più ingegnoso, avveniva usando come "marker" i voti di un outsider, cioè di un candidato sulla carta sfigato, che risultava molto votato in una zona della Valle a lui totalmente estranea, diventando testimone del patto luciferino e del suo completamento. Ciò avveniva a beneficio del politico alla ricerca del suo successo personale e del conseguente trascinamento in Consiglio regionale di consiglieri fedeli e spesso così inetti, messi al guinzaglio come fedeli barboncini pronti ad una cieca obbedienza con conseguente abbassamento della qualità della politica. Ora, a spezzare la catena ben nota a tutti e solo sfiorata in passato da qualche sparuta inchiesta, c'è la legge regionale numero 15 del 16 ottobre 2017, che ha previsto l'istituzione di quattro "poli di scrutinio", presso cui sarà effettuato lo spoglio delle schede votate nelle sezioni elettorali dei territori di riferimento, confluendo dai Comuni i pacchi di schede, scrutinate sui diversi tavoli che assicureranno l'impossibilità di capire da dove proviene il voto, che diventerà "comprensoriale" e dunque davvero anonimo, e sarà impossibile sapere come sono andati in singoli Comuni, rompendo la catena di chi fidelizzava in modo strumentale e disonesto le preferenze. Per essere precisi, ci sarà un seggio con sede nei comuni di Saint-Pierre per il "polo Alta Valle" (che comprende i Comuni appartenenti alle Unités des Communes Valdôtaines "Valdigne-Mont-Blanc", "Grand-Paradis" e "Grand-Combin"), a Fénis per il "polo Media Valle" (i Comuni appartenenti alle Unités "Mont-Emilius" e "Mont-Cervin"), a Verrès per il "polo Bassa Valle" (i Comuni appartenenti alle Unités "Evançon", "Mont-Rose" e "Walser") e infine - per il capoluogo e i suoi seggi - il polo del Comune di Aosta. Triste il fatto che si sia dovuto ricorrere a un metodo siffatto per rispondere ai trucchi di chi non solo ha degradato moralmente la Politica valdostana ma ha creato la situazione di discesa a picco delle Istituzioni dell'Autonomia, cagionando una crisi economica e finanziaria della Regione e uno svilimento nazionale e internazionale della sua immagine. Speriamo nella risalita e nello scatto di orgoglio di chi da cittadino si era trasformato, inginocchiandosi, in suddito.