Mi aveva fatto sorridere, anni fa, la scelta del mio paese d'origine della bassa Valle d'Aosta, Verrès, di organizzare una festa dedicata alla zucca, senza che vi fosse - rispetto a questo ortaggio - una particolare tradizione locale sia nella sua coltivazione che nel suo uso culinario. Ma, si sa, che ogni tradizione ha un punto di partenza e - passato un certo periodo - tutto mette radici, compresi i semi di zucca che il Comune cominciò a dare nel 2012 ai suoi cittadini che volessero piantarli nei loro orti per poi esporre le zucche e soprattutto proporle trasformate in manicaretti lungo le vie del borgo. Occasione per divertirsi e stare assieme a inizio autunno in una paese che in tema di feste corali - cominciando dal Carnevale storico grazie alla fortezza sovrastante - non si fa davvero mancare niente fra patroni ed altri momenti di divertimento.
Per cui, reduce da questa festa della zucca, credo di essere autorizzato a qualche bonario divertissement, iniziando con tono serio grazie al sito "taccuinistorici", che sulla zucca annota: "Le origini della coltivazione della zucca sono lontanissime ed incerte, qualcuno ritiene che il genere "lagenaria" (forma cilindrica lunga fino a due metri), sia quella arrivato per prima in Europa dall'India. Forse furono gli Etruschi a coltivarle, o prima ancora, i navigatori Fenici quando approdavano alle foci dei fiumi italici. Sia Discoride che Plinio chiamavano la zucca "il refrigerio della vita umana, il balsamo dei guai". Il poeta Marziale (40 - 104 d.C.), ci lascia un divertente epigramma su di un anfitrione che usava solo zucche per elaborare ogni sorta di vivanda. "...le zucche Cecilio taglia in mille pezzettini. Le mangi all'antipasto, te le da nella minestra, te le serve per pietanza, le mette nel contorno". Le zucche turchesche (genere "cucurbita", quelle più buone e diffuse), vennero invece introdotte in Europa nel XVI secolo con la scoperta dell'America. Nella tradizione contadina era uso tenere in casa una zucca come soprammobile, quale auspicio di felicità ed abbondanza. Ancora oggi questa pianta viene coltivata per i suoi frutti, dalle caratteristiche assai diverse a secondo della specie. La polpa, compatta e zuccherina ha proprietà lassative, diuretiche e rinfrescanti ed è usata in cucina come piatto a se, come ingrediente di minestre, risotti, pietanze e marmellate, oppure come ripieno di paste". Poi passi alla "Treccani" e si apre un abisso di mia ignoranza perché dire "zucca" è un mondo vegetale: "Nome di varie specie di piante appartenenti per lo più ai generi "Cucurbita" e "Lagenaria", della famiglia "Cucurbitacee". Si coltivano "Cucurbita pepo", "maxima" e "moschata", erbe annue, a fusto rampicante per mezzo di viticci, foglie grandi, ruvide, fiori unisessuali, grandi, gialli. "Cucurbita pepo" ha frutti di forma e dimensioni svariatissime (allungati o sferici o depressi, lisci o verrucosi, gialli o striati di verde) a polpa filacciosa quando sono maturi e che quindi si mangiano immaturi (detti zucchine o zucchini); la varietà più comune è quella "italica", a fusto corto, privo di viticci; si mangiano, per lo più fritti, anche i fiori maschili; la varietà "oblonga", detta zucca da foraggio, è spesso coltivata nei campi di mais e i frutti sono un eccellente foraggio per i maiali. "Cucurbita maxima" è la zucca comune; ha frutti generalmente grossi, fino ad un metro di diametro, carnosi, che si mangiano maturi; si conservano bene durante tutto l'inverno. "Cucurbita moschata", detta "zucca dei friggitori", "zucca violina", "zucca torta", ha frutti piccoli, allungati, clavati, con i semi solo nella parte ingrossata; anche questi si conservano bene durante l'inverno. Le zucche alimentari si consumano cotte, anche in minestre, o fritte; talune si conservano tagliate a fette e disseccate. I semi si mangiano abbrustoliti; non abbrustoliti sono stati usati in medicina come vermifughi e particolarmente tenifughi. Dai semi si ricava un olio commestibile (resa fino al 25 per cento), verdognolo, di sapore e odore particolari, ma poco pronunciati". Francamente non so perché i miei paesani o chissà quale autorità del paese non abbiano pensato di appoggiarsi alla data di "Halloween" e cioè al 31 ottobre. Festa statunitense di origine europea, che ha - rispetto al culto dei morti - diverse e antiche radici pure in area alpina. Nei paesi anglosassoni e ormai nel mondo intero la zucca è simbolo di questa notte e ciò deriva dalla costruzione della "Jack-o'-lantern", quella caratteristica lanterna rudimentale - ottenuta togliendo la polpa - utilizzata appunto per scacciare gli spiriti maligni che, secondo la leggenda, vagano sperduti sulla terra e si dice che se una persona o un animale posseduto da uno di questi spiriti si avvicini alla casa in cui è presente una zucca quest'ultima si illumini di un azzurro intenso e lo spirito che tenta di entrarvi viene intrappolato nella fiamma della zucca. Trovo, a completamento di questa disamina da vero zuccone, alcune belle citazioni di scrittori: Pia Pera: «Mi piacciono le zucche per come si arrampicano sulle altre piante, si avventurano nell'orto per fiorire lontano dalla buca piena di letame dove sono state piantate, lunghi draghi di foglie nell'erba. Mi piacciono le forme bizzarre, i colori dal giallo all'arancio al verde al caffelatte, la compattezza delle piccole zucche». Ahmadou Kourouma: «La zucca è stata probabilmente uno tra i primi recipienti dell'umanità. In Africa questo frutto di piante appartenenti al genere delle Cucurbitacee viene svuotato, seccato e usato come contenitore o come cassa di risonanza di strumenti musicali». Anacleto Verrecchia: «Ciò che simboleggia meglio la vanità di tutte le cose, fama letteraria compresa, è il fiore di zucca: dura appena lo spazio di un giorno, poi appassisce e muore». Comunque sia, par capire che la zucca serve anche per alimentare (verbo perfetto!) proverbi e modi di dire e i più noti sono «non avere sale in zucca» o «zucca vuota»! Ma spiccano anche: «Capo senza lingua a zucca rassomiglia», «Chi semina zucche, non raccoglierà meloni», «Condiscila come vuoi è sempre zucca», «Donna risposata e zucca trapiantata non metton radici», «In discesa vanno anche le zucche», «La zucca vuota sta a galla e non nuota», «Le zucche vuote son quelle che suonano più forte». Mi faceva ridacchiare oggi, girando per i banchetti e figurandomi la circostanza, questa cosa che avevo letto del comico Matteo Molinari: «Avevo in mente questa storia: una giovane ragazza commerciava in zucche, ma è andata in fallimento perché, passata mezzanotte, si è trovata un banchetto pieno di carrozze. Ma poi ho lasciato perdere».