Mi sono occupato nella mia vita di una serie di questioni trasportistiche da diversa angolatura: Roma, Bruxelles, Aosta. Nella mia veste di ex presidente della Commissione Trasporti del Parlamento europeo, ma - giocoforza - anche per le altre, mi ha chiesto il "Corriere della Valle" di rispondere - congiuntamente ad altri esponenti della nostra comunità - a tre domande. Essendo già state pubblicate domande e relative risposte, qui le riporto e aggiungo, avendo qui lo spazio, qualche breve annotazione suppletiva. "Quanto pesano, sugli attuali limiti strutturali di crescita economica di cui soffre la Valle d'Aosta, la difficile accessibilità al territorio valdostano e la problematica mobilità interna?". Queste difficoltà esistono in parte rispetto alla nostra geografia alpina, ma certo in questi ultimi anni le criticità sono cresciute.
Il rallentamento di alcuni scelte sulla ferrovia, il peggioramento delle strade specie nelle vallate, la Statale satura per via dei costi autostradali proibitivi, le scelte di marginalizzazione dell'aeroporto, l'obsolescenza dei modelli di trasporto pubblico con pullman, i temi tariffari e il destino dei Tunnel del Monte Bianco e del Gran San Bernardo. Sono tutti elementi negativi, che possono essere sviscerati e che peggiorano la nostra competitività. Aggiunta: sulla ferrovia si è perso tempo in questi anni, essendo mancata una visione strategica rispetto al miglioramento infrastrutturale della linea. Io non sono contrario ai treni a doppia trazione (diesel ed elettrica) per evitare di cambiare convoglio a Ivrea, ma bisogna decidere con serietà cosa fare lungo il tracciato. Per non dire delle follie sulla "Aosta - Pré-Saint-Didier" con lo studio commissionato per farne una pista ciclabile dopo l'avvenuta chiusura! Inspiegabili poi i ritardi sulla aerostazione di Aosta che completava gli investimenti sul "Corrado Gex" e la totale mancanza di contatti regionali con le compagnie aeree. "Quali sono invece i punti di forza strutturali e infrastrutturali attualmente identificabili sul territorio su cui puntare già oggi per potenziare accessibilità e mobilità interna?". E' l'esatto rovescio della medaglia. Sulla ferrovia bisogna chiarire il rapporto fra uso verso l'esterno ed uso "metropolitano", tenendo conto che la linea è quella che è, e che, anche per l'elettrificazione, ci vogliono investimenti significativi, specie dove l'attuale tracciato viaggia in "zona rossa", cioè che comporta rischi idrogeologici. Poi è ovvio che dobbiamo seguire il dibattito sulla giunzione con Chivasso per evitare per certi treni la fermata e capire se mai si farà la stazione intermedia fra Torino e Novara dell'Alta Velocità. Sulle strade regionali bisogna trovare le risorse necessarie per una manutenzione decorosa e per opere significativi come gli ingressi di alcune vallate e tratti da rivedere e mettere in sicurezza. Sulle autostrade e la Statale: basta con aumenti tariffari e riflessione sul duopolio italiano in tema di autostrade e sul ruolo pubblico nel settore, così come sull'obsolescenza dell'autostrada fra Quincinetto e Aosta; sulle Statali bisogna capire che logiche segue "Anas" ed il nuovo tracciato in ritardo sulla Statale 27. Sull'aeroporto, centro nevralgico di "Protezione Civile", si può immaginare - esistono studi ben fatti - livelli di economicità, legati non solo a voli commerciali. Sui trafori bisogna capire che il raddoppio del Bianco senza la "Tav" è un disastro e che mettere assieme lavori nel traforo con raddoppio fa ridere, visto che a raddoppiare la canna attuale ci si mette da oggi almeno una dozzina di anni. E solo un accordo con Bruxelles e con Roma può definire i livelli di traffico in caso di raddoppio, altrimenti saremo invasi dai "Tir", specie senza la "Torino - Lione" ferroviaria sul nuovo tracciato. Aggiunta: leggo, dopo tanta vis polemica sul tema, una rassegnazione sull'immodificabilità delle tariffe autostradali per concessioni in scadenza nel 2032. Si tratta, invece, di una grande battaglia politica da fare a livello europeo, dimostrando con facilità che certi pedaggi hanno raggiunto livelli folli e di fatto non giustificabili se non per ignavia dei controlli statali e di concessioni "facili". Sulla Statale si sono realizzate opere costose ma non prioritarie (svincoli per Chambave) a fronte di reali problemi, come la possibile galleria sulla "Mongiovetta" e quella per l'attraversamento di Bard. Il ricatto sulla chiusura del Monte Bianco per realizzare la seconda canna del traforo è un ricatto puerile. Sulla fermata fra Torino e Novara dell'Alta Velocità ci sta provando Chivasso ma anche Carisio (meno di 30 chilometri da Ivrea...). Aggiunta: E' ipotizzabile che migliori collegamenti infrastrutturali, non necessariamente ed esclusivamente stradali, con Francia e Svizzera possano fare da volano per un forte potenziamento delle relazioni economico-culturali con i territori montani limitrofi e verso il cuore dell'Europa stessa. Leggo con curiosità chi dice che il traforo ferroviario "Aosta - Martigny" non sarebbe stato "curato" nei rapporti con gli elvetici. La verità è che la Confederazione aveva in ballo il nuovo sistema ferroviario sull'asse "Loeschberg - San Gottardo" e dunque oggi si potrebbe ripartire, ma con i chiari di luna sulle "grandi opere" a Roma non penso che ci siano grandi spazi. Dalla parte francese, sapendo che mai i confinanti dell'Alta Savoia accetteranno ipotesi di raddoppio del Tunnel del Bianco, resta da insistere su idee su rotaia, ma anche qui la querelle sulla "Torino - Lione" certo non aiuta, così come lo stato delle ferrovie nostre e loro nelle zone di eventuale congiunzione. Sul versante verso la Savoia esistono vecchi progetti sotto il Piccolo San Bernardo, ma su un asse che appare simile alla "Tav". Aggiunta: queste sono questioni internazionali assai delicate, certo che con la Francia immaginare oggi di avere rapporti con il filone antifrancese del Governo Conte è davvero dura! Infine un'osservazione generale: a tutto si può pensare, ma - come sempre - ci vogliono i soldi.