Sono fiero di essere stato, nelle riedizioni a cavallo fra gli anni Novanta e il Duemila, il presidente della "Fondazione Mezzalama". Non ho potuto ritirare il riconoscimento ai "rifondatori" dato quest'anno per un mio impedimento, ma sono lieto di questa scelta di non dimenticare coloro che fecero rinascere questa competizione di sci alpinismo cosi prestigiosa e fiore all'occhiello per l'alta montagna fra Breuil-Cervinia e Gressoney-Saint-Jean, simbolo della magnificenza delle montagne valdostane. Lo spirito di Ottorino Mezzalama sarà lieto che atleti di tutto il mondo percorrano in suo nome, sci ai piedi, quelle vette alpine che amava. Era nato, in verità, nella pianeggiante Bologna nel 1888, ma si trasferì presto a Torino. Era uno degli iscritti allo "Ski club Torino", il primo sodalizio ufficiale ad occuparsi di questa pratica sportiva nel 1901 in piena epoca pionieristica. All'epoca non esisteva l'italiano "sci", ma si diceva "ski" alla francese. Mezzalama era un atleta vero e proprio di quell'epoca pionieristica e nel giugno del 1927 compì la prima ascensione sciistica italiana al Monte Bianco, e la settima sciistica in assoluto, in compagnia di Ettore Santi, per i "Grands Mulets". Morì, dall'altra parte delle Alpi, per una slavina il 23 febbraio 1931, mentre scendeva dal "Rifugio Gino Biasi", in provincia di Bolzano, in compagnia di Domenico Mazzocchi. Nel suo ricordo nacque il "Trofeo Mezzalama", gara di scialpinismo sul massiccio del Monte Rosa, anzi ad essere precisi dal Cervino al Monte Rosa (anche se poi è stato fatto anche il percorso inverso). Lo stesso Mezzalama sarebbe stupefatto dell'evoluzione dello sci e del suo progenitore, lo scialpinismo, prima che gli impianti modificassero questo sport, diventato di massa.
Racconta sulla storia della gara a lui dedicata il sito dell'attuale "Fondazione Mezzalama": "Dal 1933 al 1938 si disputarono le prime sei edizioni consecutive che collaudarono il tracciato arditamente alpinistico per l'epoca. Allora si partiva dal Colle del Teodulo (metri 3.300) per raggiungere il traguardo all'Alpe Gabiet (metri 2.400), passando attraverso la vetta del Castore e il Passo del Naso. Dopo l'iniziale successo di guide di Valtournenche e di minatori di La Thuile, dal 1935 la gara fu regolarmente dominata dalle squadre della "Scuola Militare Alpina" di Aosta. Dotati di leggeri sci da fondo e scientificamente allenati, gli alpini vincitori del "Mezzalama" strapparono la medaglia d'oro ai favoriti scandinavi nell'analoga gara di pattuglia alle Olimpiadi di Garmisch del 1936. Dalla vigilia della Seconda Guerra Mondiale la gara scompare. Dopo un trentennio di interruzione il leggendario, indimenticabile "Mezzalama" rinasce per iniziativa del gressonaro Romano Cugnetto. Dal 1971 al 1978 si disputano quattro edizioni, in cui si ricalca lo stesso percorso anni Trenta. Vincono sempre le squadre militari, alpini e forestali. L'edizione del 1975 vale come primo Campionato del mondo di scialpinismo. Nel 1981 il maltempo manda a monte ogni tentativo di far partire una nuova edizione, finché gli organizzatori sono costretti ad arrendersi. Con la diffusione sportiva dello scialpinismo, è risorto anche il "Mezzalama" grazie ad una Fondazione sostenuta dalla Regione autonoma Valle d'Aosta che organizza la gara ogni due anni. A dispetto dei capricci meteo e dei grossi oneri organizzativi, grazie all'imponente staff di guide, maestri di sci, militari e volontari diretti, la gara moderna si è regolarmente disputata dal 1997 negli anni dispari". Certo dal secolo scorso molto è cambiato sia nelle attrezzature che nei concorrenti, ma restano vette mozzafiato, scenari straordinari, sforzi degli atleti, ad un mondo di appassionati della gara per dire che il "Mezzalama" resta una grande manifestazione sportiva, che esalta le Alpi. Nei suoi tre cicli storici ha cambiato pelle. Negli altri Trenta, infranti contro lo scoppio della terribile Seconda guerra mondiale, era ancora davvero pionierismo e anche esaltazione nazionalistica, tipica di quegli anni difficili. > Gli anni Settanta sono stati invece gli anni di una prima, difficoltosa rinascita, mentre quelli attuali sono nel segno di uno sport che ha cambiato pelle con nuovi materiali, organizzazione ampia e millimetrica, tecnologie che rendono tutto più sicuro nel controllo di una gara in cui il Caso è sempre in agguato, come avviene sempre laddove la montagna si fa estrema. Ricordo quando un anno lavorai per avere una diretta televisiva e sugli schermi comparirono per la prima volta dal vivo quegli scorci straordinari che danno il senso della montagna più elevata e pensai come certe immagini siano più forti e rappresentative di mille campagne pubblicitarie.