Persino il premier Giuseppe Conte ha evocato - non so bene sulla base di quale reale approfondimento del tema - «il ghiacciaio sul versante del Monte Bianco che rischia di collassare». Questo lo ha detto durante il suo intervento all'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul clima a New York. Gli esperti annotano come ci siano stati tanti discorsi e decisioni non epocali, e da questo genere di assise credo che solo gli illusi possano aspettarsi scelte mirabolanti. La vera star è stata la giovane svedese Greta Thunberg, incredibile fenomeno mediatico, che ha acceso grandi mobilitazioni. A me la ragazzina che non sorride mai per via della sua malattia, la sindrome di Asperger, comunica una grande tenerezza per quel suo cipiglio addolorato e spero davvero per lei che chi la circonda si ricordi della sua età e dei suoi diritti ad una vita non solo sotto i riflettori. Lo dico con affetto, sapendo quanto oggi giochi un ruolo in vetrina che scalda il cuore dei suoi coetanei, ma essere enfant prodige è da sempre un rischio.
Ritorno al Monte Bianco - montagna simbolo - che può, come le battaglie di Greta, diventare uno degli esempi più macroscopici per accendere l'attenzione sul cambiamento climatico.
Il grande alpinista Gaston Rébuffat ha osservato: «Les montagnes ne vivent que de l'amour des hommes. Là où les habitations, puis les arbres, puis l'herbe s'épuisent, naît le royaume stérile, sauvage, minéral; cependant, dans sa pauvreté extrême, dans sa nudité totale, il dispense une richesse qui n'a pas de prix: le bonheur que l'on découvre dans les yeux de ceux qui le fréquente».
I ghiacciai hanno forgiato la Valle d'Aosta e le pianure sottostanti. Basti pensare a quel capolavoro della natura all'Anfiteatro Morenico di Ivrea e quella meraviglia della Serra. Per cui ha ragione chi dice che questo loro andirivieni ha attraversato le epoche ed anche gli abitatori delle Alpi si sono abituati ai cambiamenti climatici. Ma questa volta - chissà quando mai lo capiranno i negazionisti stolti - tutto si sta accelerando e la morte in serie dei ghiacciai è un elemento macroscopico. Questo aumento di temperatura, letale per l'ambiente alpino come lo conosciamo, si ripercuote sull'abitabilità della montagna ed ha conseguenze idrogeologiche allarmanti per tutte le zone subalpine.
Questo è un tema scientifico che si riversa sulle responsabilità politiche ai più alti livelli. E' ormai evidente che, a fianco a chi partecipa a manifestazioni civilissime e impegnate, ci siano le solite frange di agitatori anti-mondialisti e della galassia antagonista, che si uniscono sul tema per questioni di bottega e cioè per riprendere vecchi temi protestatari con il nuovo mantra della "disobbedienza civile". Ma la strada oggi è quella di un atteggiamento responsabile e misure serie non assunte sulla spinta della sola piazza, ma di un mondo scientifico che va mediato da scelte politiche.
Ovvio che il Monte Bianco crolli non per una scelta dei montanari che abitano nelle vicinanze, ma per un complesso di intrecci che dal globale si riverberano anche sulle nostre montagne e dunque vale quel famoso "effetto farfalla" che spunta ogni tanto.
Fu il meteorologo del "Mit" di Boston Edward Lorenz che, nel 1972, intervenendo a un convegno, esordì affermando: «Può il battito d'ali di una farfalla in Brasile generare un uragano in Texas?». La risposta, positiva, derivava dalle sue simulazioni al calcolatore dell'evoluzione temporale di un sistema atmosferico.
A leggere la storia dell'espressione, che appare poetica ma ha i piedi ben piantati per terra, si risale più indietro e già nel 1950 il matematico Alan Turing, in "Macchine calcolatrici ed intelligenza", aveva avanzato un ragionamento simile: «Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza».
Fa venire i brividi pensarci, visto che a tutti sarà capitato per un soffio di evitare il peggio. Ma pare che questa storia della farfalla sia poi diventata popolare attraverso un racconto fantascientifico del 1952 di Ray Bradbury, "Rumore di tuono", nel quale gli uomini erano in grado di viaggiare nel tempo attraverso delle particolari macchine. Schiacciando inavvertitamente una farfalla, uno dei personaggi causerà disastri che interesseranno non solo il suo presente ma anche quello di tutto il genere umano.
Naturalmente non basta occuparsi della "farfalla", ma è giusto riflettere qui in Valle su che cosa fare contro il riscaldamento globale e il settore energetico resta un punto cardine. Tutti a far grandi proclami sulla possibilità, con l'elettrico derivato dall'idroelettrico e da altre energie pulite, di essere autosufficienti e poi si moltiplica la rete dei metanodotti anche nelle vallate.
Fra il dire e il fare...