Capita di leggere notizie che fanno male e che obbligano a riflettere su che cosa non stia funzionando nella nostra Autonomia, specie quando riguarda un settore assai dispendioso - e giustamente! - del nostro Bilancio regionale in regime di autofinanziamento. Mi riferisco alla Sanità, un tempo grande fiore all'occhiello per i valdostani, mentre mi è capitato, poche ore fa di leggere, come se fosse una fucilata, quanto scritto in un dispaccio dell'Ansa: "Bene Veneto e Trentino Alto Adige, male la Campania e la sorpresa negativa della Valle d'Aosta. In mezzo due blocchi di regioni, uno che sta un po' meglio e uno un po' peggio, che seguono la solita differenza nord-sud. A fotografare lo stato di salute delle regioni italiane è un rapporto dell'Istat, che si basa sui dati di una serie di indicatori, dalla speranza di vita in buona salute all'ospedalizzazione, tra il 2005 e il 2015". "Le condizioni ottimali del Veneto e del Trentino Alto Adige - si legge - si contrappongono alle condizioni più critiche della Valle d'Aosta e della Campania, caratterizzate da comportamenti profondamente atipici rispetto al contesto generale".
Naturalmente ho letto questo rapporto, rinvenibile sul Web. Non è di facilissima lettura, per via del linguaggio molto tecnico, a differenza spesso del linguaggio dell'ente che si occupa ufficialmente della statistica pubblica. Ma quel che è chiaro, avanzando capitolo dopo capitolo, è che dall'eccellenza del passato siamo passati persino - così dice la parte finale con tanto di cartina - ad essere gli ultimi della classe fra le Regioni italiane. Lo dico con amarezza e conscio che i dati vanno letti e interpretati, ma certo l'Istat non va per il sottile e, almeno mentre scrivo, mi pare che nessuno della Regione abbia contestato la bontà dello studio. Se così fosse, che qualcuno batta un colpo. Fatto è che siamo finiti - tristemente soli - fra i peggiori, con questa spiegazione che sarà tecnico-burocratico, ma suona malissimo alle orecchie e fa temere, tanto per essere chiari e facendo le corna, sulla nostra salute. Eccone il contenuto: "Al Gruppo 1 (rosso chiaro) "Mortalità prematura e comportamenti a rischio" appartiene la sola Valle d'Aosta segnata da importanti fragilità fra cui emerge l'elevato tasso di mortalità per tumore negli adulti, causa di 20,3 decessi ogni diecimila abitanti (l'intensità più elevata nel confronto intergruppo), cui si accompagna il primato nel ricorso alle cure ospedaliere per tumore (139,1 per diecimila persone). Il quadro di vulnerabilità generale è confermato dai valori significativi della mortalità prematura, misurata in 292 anni di vita perduta (APVP) ogni diecimila, valore che lo posiziona al secondo posto in ordine di gravità dopo il "Gruppo 5" (Campania). Il contesto della morbosità è inoltre caratterizzato da un'elevata ospedalizzazione per malattie neurologiche negli anziani quali Alzheimer e Parkinson (12,2 dimissioni ogni diecimila residenti) confermate dall'alto tasso di mortalità per disturbi psichici e malattie del sistema nervoso che causa quasi 56 decessi ogni diecimila residenti della stessa fascia di età, il valore medio più elevato fra i cinque cluster. Il gruppo detiene inoltre il primato dell'incidenza nel ricorso alle cure ospedaliere al di fuori dei confini regionali che interessa oltre 16 ricoveri ogni diecimila, così come è caratterizzante lo svantaggio della sopravvivenza maschile con basso titolo di studio a novant'anni che sfiora, ma non raggiunge, i 17 individui su cento. La speranza di vita in buona salute traccia un profilo regionale in cui la qualità della sopravvivenza assume valori intermedi fra i gruppi: un maschio residente in Valle d'Aosta ha un'aspettativa di vita in buona salute di 60,2 anni mentre una femmina di 57,9". Ripeto, per chiarezza, di come tutta la parte precedente della ricerca, che sfocia nel darci il triste cappello da asino, ha caratteristiche abbastanza complicate e da addetti ai lavori, cui spetta un esame accurato dei dati ed un loro riscontro che certo non potrà assolvere con facilità il nostro sistema sanitario. Resta, dal punto di vista politico, il fatto che non si possa far finta di niente, perché in gioco c'è la salute e persino la vita (accorciata) dei cittadini e mi pare una circostanza macroscopica, che merita più attenzione di tante futili polemiche politiche. Trovo che il Consiglio Valle o nella Commissione ordinaria o immaginandone una ad hoc dovrebbe - con spirito libero da troppe logiche di schieramento che hanno avvelenato ormai l'aria nella politica valdostana - cercare di scavare, raccogliendo in profondità le ragioni della crisi della Sanità, che riguardano certo la politica ma anche una crescente debolezza della dirigenza regionale in certi gangli vitali e naturalmente l'Usl il cui ruolo è capitale, e ci si domanda spesso se esista una linea chiara su cosa fare e dove andare. Riflessione che vale a cascata giù per li rami con le diverse responsabilità organizzative e mediche territoriali e ospedaliere. Non bisogna mettere tutti assieme in un "j'accuse" indeterminato e cieco, perché ci sono molte professionalità valide e grandi eccellenze dai livelli più bassi a quelli apicali, ma bisogna far luce su responsabilità e malfunzionamenti, spesso dovuti a certi politici che hanno messo il naso in scelte sanitarie sbagliate o anche a favore di amici e sodali cui far fare carriere persino moltiplicando caselle. Riprenda il Consiglio il bandolo della matassa non sostituendosi all'Esecutivo, ma esercitando quel potere di ispezione, di indirizzo e pure di legiferazione che gli spetta. Coraggio!