Ho cominciato nelle scorse ore un viaggio - difatti la serie radiofonica si chiama "Voyage" - attraverso l'associazionismo valdostano con riferimento a quel mondo multiforme rappresentato dal volontariato. Chi mi conosce sa che ho nella mia testa una qualche distinzione in merito, pensando al caso francese, che è grossomodo così ripreso da un sito specializzato: "Le bénévolat est un engagement libre, sans condition d'âge ni de diplôme. Vous n'avez pas de contrat de travail, mais vous devez respecter le règlement de votre organisme d'accueil, les statuts de l'association ainsi que les règles de sécurité. Vous êtes soumis à un engagement moral selon lequel vous devez dégager du temps, de la disponibilité pour contribuer à la réalisation d'objectifs de l'association. En revanche, rien ne peut vous être imposé et vous ne pouvez pas être sanctionné par l'association pour laquelle vous vous êtes engagé. Vous êtes libre de mettre un terme à votre participation sans procédure ni dédommagement".
"A noter - continua - ayez bien conscience que le statut du bénévole n'ouvre droit à aucune couverture sociale. Vous conservez votre statut d'origine (étudiant, retraité, actif...) et les garanties sociales qui y sont rattachées. Si vous êtes demandeur d'emploi allocataire vous pouvez devenir bénévole tout en continuant de percevoir vos allocations à condition de continuer à chercher activement un emploi. Le volontariat est un engagement contractuel et exclusif. Vous êtes donc soumis à un contrat qui ne concernera que l'association pour laquelle vous vous engagez. La plupart du temps, pour devenir volontaire, vous devez être âgé au minimum de 16 ans, pour des missions en France et 18 ans à l'international. Le statut de volontaire connaît une forte progression, qu'il s'effectue en France ou à l'international. La diversité des formes de volontariat reste complexe. Le statut de volontaire se situe entre celui du salarié et celui du bénévole. Vous n'êtes pas salarié parce que vous consacrez une partie de votre vie à une mission d'intérêt général. Vous n'êtes pas non plus bénévole parce que vous êtes soumis au respect d'un contrat et d'une exclusivité. Dans tous les cas, si vous souhaitez rompre votre engagement, vous devez respecter un préavis d'au moins un mois. A noter: le statut de volontaire ouvre droit à une couverture sociale (maladie, accident du travail, maternité, invalidité, décès…)". Il "bénévole" non è pagato (può ottenere rimborsi), il "volontaire" invece è remunerato: il confine può non essere nettissimo, ma almeno c'è. In Italia, invece, esiste un'area di incertezza sui confini e non aiuta il termine onnicomprensivo "volontario". Comunque sia, lo spirito della trasmissione - che avrà una maggior numero di voci di "bénévoles" - è quello di scavare in un sentimento molto umano, che è la passione civile. Ricordo spesso come molto ruota attorno la passione civile, alimentata - a mio avviso - da un afflato che si è sostanziato in due parole: "fratellanza" ("fraternité" nel famoso trittico con "liberté" ed "égalité") e "solidarietà". Lo studioso ed accademico Antonio Maria Baggio, riprendendo un articolo di Stefano Rodotà, osserva: «Questo confronto tra fraternità e solidarietà non è nuovo. Il tentativo di sostituire l'idea di fraternità con quella di solidarietà è presente nel dibattito politico francese della seconda metà dell'Ottocento. (…) In generale, lungo l'arco di due-tre decenni, l'idea di solidarietà si impose e venne presentata all'opinione pubblica come vantaggiosa rispetto a quella di fraternità; anzitutto perché poteva assumere, per la mentalità positivista del tempo, una apparenza di scientificità, come interprete dei legami oggettivi di interdipendenza esistenti tra gli uomini nella società, mentre la fraternità veniva inserita in un ambito più soggettivo e affettivo; sembrava, inoltre, più facilmente utilizzabile come principio giuridico, mentre la fraternità si faceva valere soprattutto come dovere morale; infine, ed è l'argomento presentato ancora oggi da Rodotà, la solidarietà permetteva - almeno apparentemente - di conservare i contenuti della fraternità, tagliandone però i suoi legami con la sfera religiosa dalla quale proveniva: sembrava prestarsi meglio, di conseguenza, ad ispirare una azione civile e pubblica, di carattere non confessionale». Comunque sia, quel che conta è la molla che spinge le persone a riunirsi attorno a temi diversi, ma con il sentimento umano e comunitario di essere utili in qualche cosa. So già dunque che questo viaggio del l'associazionismo, avendo avuto in politica una miriade di contatti, è destinato a toccarmi in profondità e a ridare qualche speranza verso questa nostra umanità, di cui troppo spesso annotiamo solo - per il loro clamore - gli aspetti negativi e dolenti.