Leggo sempre sui giornali le lettere che vengono scritte dai lettori. Ricordo come da bambino curiosassi sempre su "La Stampa" nella rubrica "Specchio dei tempi" ed anche su "Grazia", che leggeva mia mamma, le lettere e le risposte della famosa Donna Letizia. Oggi non c'è testata che non abbia la rubrica delle lettere, spesso con le risposte argute di un vero e proprio curatore. Confesso che ogni tanto dubito della genuinità delle lettere, perché darebbe il senso di un vero e proprio profluvio di scrittori di lettere di cui dubito, come spesso dubito delle storie arzigogolate che vengono pubblicate. In tempo di "social", aggiungo solo, mi pare che siano più quelli gli sfogatoi dove si indirizzano varie forme di scritti o di immagini.
Fra le rubriche che ogni tanto guardo c'è quella su "La Repubblica" a cura di Concita De Gregorio e quella di ieri mi ha fatto sorridere, perché affronta un classico tormentone delle discussioni attorno ai temi elettorali, che diventeranno caldissimi nelle settimane a venire in Valle d'Aosta fra Regionali e Comunali.
Scrive questa persona, Paolo Cetroni: «Iscritto all'università nel 1968 (che anni rivoluzionari erano quelli) mi sono laureato in Geologia perché dopo l'alluvione di Firenze il dissesto idrogeologico era il maggiore problema dell'Italia. Partito per trovare lavoro un anno dopo la laurea per paesi dell'Africa e Medio Oriente vi ho trascorso dieci anni prima di rientrare in Italia. Ora sono in pensione e nonno di tre meravigliosi nipoti. Ma arriviamo al punto. Perché per ottenere la licenza di guida si deve superare un test indipendentemente dal grado di istruzione posseduto, del ceto sociale e del genere di appartenenza? Perché si ritiene che l'attività di guidare un veicolo sia pericolosa per se stessi e per gli altri presumo. Perché invece per esercitare il proprio voto è sufficiente solo avere compiuto la giusta età per la Camera e per il Senato? Si può ritenere che l'espressione di un voto inconsapevole sia per i cittadini meno pericoloso del guidare senza patente? Ho fatto questo esempio perché quasi tutti abbiamo la patente di guida ma mi sarei potuto riferire al patentino per la raccolta funghi, per la caccia, per saldare eccetera.
Insomma perché per votare non serve alcuna abilitazione? Questo non vuol dire discriminazione o annullamento del suffragio universale, prima obiezione che sarà fatta, ma esercizio consapevole di un diritto che è riconosciuto a tutti coloro che sanno in cosa consiste. Per l'ottenimento della cittadinanza italiana agli stranieri oltre altri requisiti non è forse richiesta una conoscenza degli elementi fondamentali di educazione civica? Allora si può richiedere agli elettori la stessa conoscenza. Sì, per ottenere la scheda elettorale si deve superare un piccolo test teorico di educazione civica basato su una serie di quiz proprio come per la patente. Credo che se i cittadini facessero un piccolo sforzo per ottenere il titolo di elettore darebbero molta più rilevanza all'esercizio del voto e andrebbero a votare perché un diritto conquistato vale molto di più di uno donato, vedi le lotte per il voto alle donne. Non ultimo credo si possa aggiungere che molte dittature nelle forme più o meno "democratiche" non sono sorte anche dal voto irresponsabile del "popolo bue"? Sì, la democrazia è partecipazione, ma soprattutto deve essere consapevole e la libertà è un bene troppo importante, ma non se ne conosce il valore se non si è vissuto a lungo in un paese dove manca».
Capisco quanto un discorso del genere - apparentemente rozzo - sia invece molto complesso e torna a galla specie quando ci si trova di fronte a un elettorato che sa essere bizzarro o meglio imprevedibile nelle sue scelte. Sul banco degli imputati naturalmente non finisce - ci mancherebbe altro - il suffragio universale, la cui conquista è stata così improba e in molti Paesi del mondo neanche esiste ancora nella sua forma democratica, ma si tratta semmai di capire se l'illusione del voto consapevole si sia dimostrato un sogno illuminista, positivista o come diavolo vogliamo definirlo. Per "consapevole" non intendo chissà che cosa, se non alcuni rudimenti di funzionamento delle Istituzioni e gli strumenti per avere discernimento rispetto alle diverse proposte che ci sono in occasione delle elezioni.
Talvolta basta informarsi e si sa, invece, che così non è a fronte di fenomeni di analfabetismo istituzionale, incapacità di difendersi dalle manipolazioni, ingenuità di fronte a promesse farlocche, difficoltà vere e proprie di comprendonio nell'ascoltare o leggere.
Ma nessuno, riprendendo la provocazione del lettore, può oggi dire: «Ma chi ti ha dato la patente?».
C'è un libro del giurista statunitense Ilya Somin su queste questioni "Democrazia e ignoranza politica" che propone un pensiero che trovo interessante e cioè che l'elettore informato è quello che "vota con i piedi", cioè nella logica federalista si interessa al voto perché è consapevole di come quel suo voto corrisponda a persone che devono governare il territorio dove vive e appunto pianta i suoi piedi.
In teoria in Valle d'Aosta, grazie all'Autonomia speciale, dovrebbe essere così, ma non sono ormai più sicuro che questa speranza corrisponda alla realtà.