La ripresa dell'attività sportiva individuale, specie la corsa o corretta, è stata inspiegabilmente ritardata in una Valle d'Aosta, dove certo non mancano spazi poco frequentati (non uso "wilderness", perché esclude i montanari) e pure facilmente individuabili dai Comuni che conoscono bene i loro territori (ah! la sussidiarietà!). E pensare che questa attività resta un caposaldo della vita normale ed anche della lotta al "coronavirus". Per stare in salute lo sport amatoriale è importante e resterà per sempre nella mia memoria l'esperienza singolare di queste settimane, costretto a correre attorno a casa senza sgarrare all'esterno della cinta. come se fossi un criceto nella ruota dentro la sua gabbietta. Immagine davvero agghiacciante, ma così era con buona pace dei Paesi che conosco, tipo Francia o Belgio, dove soluzioni per fare jogging erano state trovate per la consapevolezza dei benefici derivanti.
Ora nelle settimane a venire ci vorranno regole certe per l'accesso all'escursionismo in montagna (dalla semplice passeggiata a prove più impegnative) e naturalmente ci vorrà chiarezza per le pratiche alpinistiche e per la miriade di altre pratiche sportive. Ci vogliono certezze per residenti e turisti quando potranno venire per evitare il rischio di arbitrio di chi controlla e ciò può avvenire evitando un eccesso di logiche interpretative, perché non sempre trionfa il buonsenso. Questo inerisce le professioni della montagna, Guide alpine, Guide turistiche, Guide naturalistiche e gli istruttori di diverse discipline, tipo raffing, canyoning o parapendio, dovendo capire limiti e confini che vanno fissati per evitare ambiguità. E soprattutto per evitare che l'apertura possa coincidere con un ritorno dei contagi. Ogni rinascita nell'azione infettiva del virus potrebbe sconvolgere sul nascere le speranze di un'estate turistica che abbia una sua logica, facilmente stoppata dal ritorno a forme di confinamento e di chiusura. Pare esista un rapporto intitolato "Lo sport riparte in sicurezza", predisposto dal Politecnico di Torino per il "Coni" e per il Comitato paralimpico per consentire a tutte le 387 discipline sportive (sic!) di ripartire. Naturalmente ci si occupa anche dello sport professionale e anche in questo caso per i valdostani impegnati nelle pratiche agonistiche non è per nulla indifferente quella catalogazione ai diversi livello di rischio che gli esperti hanno predisposto. Da noi si devono approfondire anche quelle discipline particolari, come gli "esport de noutra tera", e non bisogna farsi ingabbiare da scelte centralistiche per quegli sport che conosciamo meglio e spetta alla democrazia locale trovare le soluzioni. Come sempre mi auguro che ci siano concertazioni con altre le Province autonome di Trento e Bolzano e con le altre Regioni alpine ad di qua ed al di là delle Alpi per trovare accordi e uniformità di comportamenti in uno spazio umano e naturalistica che è il medesimo. A cavallo tra sport e turismo spiccano anche quei centri estivi preziosissimi per i genitori ed utili anche per bambini e ragazzi che, chiuse bruscamente le scuole, possono trovare spazi di svago e di socializzazione come non mai da valorizzare in questa fase, anche a beneficio delle famiglie, specie con vacanze difficili da fare. Speriamo che anche in questo caso ci siano sprazzi di regolamentazione originale, altrimenti facciamo un'Autonomia con la fotocopiatrice con le decisioni prese a Roma, in barba alle affermazioni in chiave "maîtres chez nous" che suonano patetiche quando mai si è avuto un pizzico non dico di coraggio ma almeno di buonsenso.