Si può di questi tempi occuparsi di qualcosa di scherzoso? Oppure siamo votati alla monocultura del pensiero invadente e assolutista del "coronavirus"? Oggi provo timidamente a reagire occupandomi di una vicenda avvincente, per quanto del tutto superflua. Mi riferisco al sedile ribaltabile, alla sua storia e ai suoi utilizzi. Carlo Cavicchi su "La Repubblica": «Accadeva settant'anni fa in un'America uscita senza le ossa rotte dalla Seconda guerra mondiale. La "Nash", una delle case automobilistiche più popolari del tempo, avviata nel giro di pochi anni ad unirsi con la "Hudson" per dare vita al più importante accordo industriale degli Stati Uniti sotto il nome di "American Motors", lanciava il suo ultimo modello, la "Ambassador Airflyte". La "Nash Ambassador" era un'autovettura prodotta già dalla "Nash" dal 1927 e il modello di cui parliamo appartiene alla 3ª serie e, per curiosità, l'auto nella versione berlina - e sotto il nome di "Louise Nash" - compare nel film "Cars 3"».
L'auto, scrive Cavicchi, aveva «i sedili anteriori completamente reclinabili. La pubblicità ne esaltava le possibilità a vantaggio dell'intera famiglia poiché si poteva creare un vero lettone a due piazze; e negli anni in cui l'America si metteva on the road, con le sue lunghe distanze e gli ancor rari motel sulle nascenti autostrade, l'idea era stuzzicante per chi voleva viaggiare senza portarsi al traino una roulotte». In realtà l'uso più logico, quello di fare dell'auto una alcova per coppiette, è ben definita laddove il giornalista aggiunge - nell'America bacchettona e pure maccartista - che «la "Nash" fiutò che quella era la miglior pubblicità possibile per la sua auto e addirittura lanciò optional sempre più alludenti come il materassino gonfiabile che si adattava perfettamente ai sedili oppure le tendine in sintetico capaci di assicurare una riservatezza assoluta agli occupanti. Non ci volle molto perché anche gli altri costruttori seguissero la stessa via, di conseguenza l'Europa non poté essere da meno, pur se nel vecchio continente le dimensioni delle auto erano molto meno invitanti. La "Fiat" fu tra le prime case a importare la novità e lo fece con la "600 D", il modello evoluzione della prima "600", quello con il motore la cui cilindrata era salita a 750 cc». In realtà da una piccola ricerca posso dire che non è così, perché - attenzione al distinguo! - i sedili anteriori della "Seicento" sono reclinabili ma non raggiungono la posizione letto in quanto gli appoggiatesta non si possono togliere pertanto la massima inclinazione possibile è con il poggiatesta che tocca il piano del divanetto posteriore. Bazzecole, quisquilie, pinzillacchere, come direbbe Totò, ma bisogna essere precisi. Per altro voglio essere onesto e dire che le mie prime vicende amorose in auto (ma a 18 anni, quando presi la patente sapevo già tante cose...) hanno visto tre protagonisti: la mia "A112" metallizzata, la "500 Abarth" prestatami talvolta da mio papà e, rarissimamente, la "Giulia Super", la macchina "grande" dei miei genitori. La "500" - ricordo lo splendido modello decappottabile - richiedeva incredibili doti di contorsionismo per raggiungere lo scopo. Un po' meglio la "A112", dotata pure di stereo con mangiacassette ovviamente estraibile antitossico, che è stata la mia prima auto. Ma quelle poche volte in cui ho preso la "Giulia" trattavasi di auto lussuosa e spaziosa, rispetto alle piccole dimensioni delle macchine d'allora. I ragazzi di oggi credo che sorriderebbero di certi incontri "automobilistici" di allora, magari in sperdute strade poderali per evitare gli atti osceni in luogo pubblico. Oggi la maggior parte delle mamme e dei papà ospitano in casa i fidanzati, liberandoli dagli spazi angusti di un'auto. Forse sono più amanti clandestini a scegliere ancora la macchina e mi è capitato in certe corsette in stradine sperdute di trovare coppie convinte di aver trovato un luogo appartato... Tempi duri per i voyeur: ne ricordo uno - nei pressi del lago Sirio a Chiaverano (nomen omen) - che una quarantina di anni fa vidi con il naso schiacciato sul vetro della mia auto mentre con la morosa del tempo ci stavamo "coccolando". Era l'epoca dei delitti del "mostro di Firenze" e dunque appartarsi in macchina evocava certe paure. Lo inseguii nel prato in costume adamitico, per poi, conscio di eventuali rischi, tornare in auto e scappare lesto, ancora tremebondo. Il sedile era rimasto ribaltato...