Avevo poco più di un anno e mezzo sessant'anni fa come oggi. Dunque ero inconsapevole che su quel giorno incombesse il rischio della... fine del mondo! Se fosse stato così - spiace essere lapalissiano - non sarei qui a scriverne. La notizia in sintesi estrema ed efficace la traggo da "Focus": "Il 14 luglio 1960, alle ore 13.45, per essere precisi il mondo doveva essere distrutto da un'arma segreta americana. Ne era convinto il pediatra italiano Elio Bianco. Credeva anche che l'apocalisse avrebbe risparmiato solo il Monte... Bianco, ovviamente. Con l'aiuto di 45 volontari, ci costruì sopra un'arca, dove una mezza dozzina di famiglie attese la distruzione finale... Invano". L'annuncio era questo per capire il tenore: "E' stata profetizzata. La fine del mondo arriverà alle 13.45 del 14 luglio 1960. Un ordigno nucleare al mercurio esploderà, provocando terremoti, maremoti e devastazioni".
"Solo in pochi si salveranno - si leggeva - dodicimila "eletti" - cinquemila in Tibet, ma soprattutto settemila adepti rifugiati sul Pavillon, al Mont Fréty del Monte Bianco - a fronte di dodici milioni di poveri individui "radioattivizzati" cioè poveri soggetti inconsapevoli, non coscienti, sparsi sul pianeta. Ai superstiti, guidati dal capo spirituale della "Comunità del Massiccio Bianco", Fratello Emman spetterà il compito di ricostruire il futuro di un'umanità più pia e più giusta, perché immune da passioni e destinata all'immortalità". Il contesto descritto già evidenzia materiale umano e previsionale da manicomio, ma se i giornali se ne occuparono, compresa la copertina di Walter Molino sulla "Domenica del Corriere", fu perché la vicenda fece comunque scalpore, pur essendo una follia finita in una solenne risata di chiunque avesse un minimo di buonsenso. In modo esteso ne ha scritto Paola Dassori in un articolo sul sito del "Cicap": «Ricevuto il messaggio relativo alla fine del mondo, Emman e i suoi adepti si recarono al Pavillon ed iniziarono dei lavori difensivi: le porte interne furono rinforzate e si costruirono tre "camere di decompressione", cioè tre sgabuzzini comunicanti nei quali entrare uno per volta per "abituarsi gradatamente al nuovo clima post-apocalittico". L'annuncio del finimondo era stato diramato da Emman una prima volta nel 1958. Via via che la data fatidica si avvicinava, l'opinione pubblica cominciò ad interessarsene sempre più, e quando ai primi di luglio 1960 la comunità si ritirò nel Pavillon, gli italiani si divisero tra coloro che consideravano la cosa semplicemente una barzelletta, e quelli che, pur alzando le spalle, sentivano un leggero brivido. Ci fu chi tirò in ballo persino il Terzo Segreto di Fatima (poteva mancare?) Dal canto suo Emman mise le mani avanti: il 10 luglio concesse un'intervista all'inviato di "Oggi" nella quale avanzava l'ipotesi che l'Apocalisse potesse non avvenire e che le rivelazioni ricevute fossero soltanto una specie di avvertimento. In questo caso avrebbe sopportato dileggio, beffe ed umiliazioni con animo sereno, come una prova alla quale l'Essere Supremo aveva voluto sottoporlo. Era però certo del contrario: secondo lui nella Bibbia stava scritto che solo l'alta Val d'Aosta si sarebbe salvata». Per capirne di più guardate questo filmato francese che evidenzia il clima allucinato dei protagonisti fuori di testa. In aggiunta il quotidiano "Le Monde" così si occupò della questione: "Nous ne l'avons pas en dormant échappé belle: la fin du monde, Dieu merci, n'est pas pour le 14 juillet. M. Elio Bianco, de Milan, portant le nom mystique de Frère Emman dans son cercle d'illuminés, professe la médecine pédiatre. Petit homme barbu dans la force de l'âge, il est le messie de la secte du Massif du Mont-Blanc, peu nombreuse mais ardente et fidèle. Il a prédit dès mars 1954, après avoir bénéficié d'une vision céleste, que l'apocalypse était à nos portes, parce que le contrôle de l'énergie atomique échapperait aux hommes et que les convulsions de notre planète se produiraient le jour - mais la rencontre est fortuite - de notre fête nationale. L'événement aurait lieu entre 14h45 et 15 heures exactement. Il y aurait douze millions de survivants, et pas plus, sur toute la superficie du globe. Deux signes prémonitoires devaient annoncer la catastrophe définitive: le 2 juillet dernier une énorme roche se serait détachée de la pointe du mont Chétif; le 5 juillet le mont Saze aurait "tremblé comme une feuille". Ils ne se sont pas produits. Qu'importe, le 14 on verrait ce qu'on verrait. La plupart des journaux italiens ont consacré des colonnes illustrées de photos à la fatale prédiction. En ironisant, bien sûr. Ils ont publié des chroniques sur l'installation dès le début du mois de quatre-vingt-dix adeptes de la secte dans les environs du refuge du Pavillon du mont Fréty. Avec le ravitaillement nécessaire pour subir l'épreuve à laquelle le chef avait annoncé qu'ils échapperaient puisqu'ils se trouvaient en un lieu "élu", à la confortable altitude de 2.174 mètres au-dessus du niveau de la mer. Les frères et les sœurs de la communauté, portant chacun un nom symbolique, ont accumulé là-haut des vivres, des vêtements, du savon, de l'essence, des appareils de chauffage. L'eau, non: on la trouve sur place en faisant fondre la neige. Et quelques livres. Pas de bêtes, pas de bateau. Il ne s'agirait pas d'un déluge". Tutto fini il 14 luglio del 1960, non il mondo, ma questa balla colossale.