Nei giorni a venire cercherò di scrivere in qualche puntata - interrotta da altri temi - della nostra Autonomia. Tema importante che risulta purtroppo sottovalutato in vista delle prossime elezioni regionali. Pesano in negativo il periodo estivo della campagna elettorale già avviata in un clima che oscilla stancamente fra la distrazione ferragostana, la preoccupazione per l'economia sbilenca e la fatica mentale del "covid-19" vissuto da tutti noi e che potrebbe tornare sulla scena. In altro momento, l'occasione sarebbe stata sfruttata per un confronto salutare e si avverte con chiarezza che se questo non avverrà, come penso, piangeremo non solo su di un'occasione perduta e molti interrogativi sul futuro del nostro ordinamento in difficoltà non avranno risposta.
Ha scritto Émile de Girardin e mi ci ritrovo: «Je ne discute pas pour discuter; je discute pour m'affermir dans mon opinion si elle est vraie, la fortifier où elle est faible, la redresser où elle est fausse, l'abandonner si elle ne peut être redressée. La discussion est la balance qui, à défaut de l'application, me sert à vérifier ce que l'idée pèse comparativement à l'objection, et l'objection comparativement à l'idée. Paraître avoir raison n'est parce qui m'importe; ce qui m'importe, c'est que la raison ait raison et que l'erreur ait tort». Quel che trovo francamente insopportabile nel rischio di un generale condanna o storpiamento della realtà rispetto all'Autonomia è una certa logica di "damnatio memoriæ", locuzione latina che significa "condanna della memoria", condanna che si decretava in Roma antica in casi gravissimi, per effetto della quale veniva cancellato ogni ricordo (ritratti, iscrizioni) dei personaggi colpiti da un tale decreto. Non è accettabile per nulla certa generalizzazione corrente, espressa da vari personaggi che cercano di emergere e che nulla ha che fare con la giusta condanna verso chi, dentro l'Autonomia, ha agito male e ha fatto danni e molti di questi - si noti il paradosso - sono ben presenti ancora nell'attuale temperie politica , altro che legittima "damnatio memoriæ"! Ma, rispetto al numero complessivo, le mele marce sono un'assoluta minoranze e la graduazione delle responsabilità va sempre applicata per evitare di fare di ogni erba un fascio. Per questo oggi non vale la dichiarazione sentimentale di adesione e di riconoscimento a certi valori autonomisti, se questa evocazione ha l'amaro gusto della retorica con cui infarcire discorsi e persino programmi elettorali. Contano i fatti e la sostanza delle cose e non proclami ad effetto o bandierine agitate a titolo meramente propagandistico. E' vero che viviamo in un'epoca in cui gli annunci e i racconti spesso sostituiscono azioni e fatti concreti, ma bisogna respingere questa logica nefasta, specie se l'impressione concreta - nel caso della Valle - è quella di uno scivolamento continuo verso il basso. E, per tirarsi su le maniche, vale la massima di Antoine de Saint-Exupéry: «Pour ce qui est de l'avenir, il ne s'agit o as de le prévoir, mais de le rendre possible». Molte volte mi è capitato di scrivere come bisogna essere attentissimi e mai remissivi rispetto ai diritti sanciti dallo Statuto, collocabili nel complesso più vasto dei principi costituzionali e persino, ormai, dai Trattati europei, ma la questione non si esaurisce qui. Perché gli aspetti giuridici servono solo se corrispondono a elementi concreti, nel caso che sia rimasto intangibile quel desiderio di autogoverno, che pare essere offuscato da dilettantismo e incapacità. L'ingovernabilità e la mediocrità delle scelte sono assieme causa ed effetto. So bene quanto ai "diritti" sacrosanti dei valdostani debbano sempre corrispondere per noi stessi dei "doveri", che non sono delegabili a nessuno. Purtroppo di questi tempi, l'elenco del mancato rispetto di alcuni di questi doveri è sotto gli occhi di tutti ed è una delle ragioni della crisi di credibilità di una parte del mondo autonomista. Lo sgretolamento progressivo di aspetti essenziali come l'onestà personale e l'efficacia dell'azione amministrativa, così come della mancanza di una progettualità di prospettiva e di una coscienza politica forte con legami stretti con le altre Autonomie speciali e le minoranze in Italia e in Europa sono esempi concreti ed è stato anche negletto quel mondo della francofonia che è una porta aperta sul mondo. Ma vale ormai una certa sciatteria culturale e di impegno civico. Lo si vede di questi tempi in cui si registra un "fuggi fuggi" dalla Politica, quando come non mai ci sarebbe bisogno del contrario. Tutti coloro che lavorano per formare le liste elettorali ne sono testimoni. Chi decide di non impegnarsi, pur avendo le doti adatte per farlo, lascia spesso il campo anche ai mediocri, che non si fanno scrupoli. Lamentarsi di ciò ex post non serve a nulla.
Discutere d'Autonomia: tutti i post
- L'Autonomia territoriale
- L'Autonomia alpina
- L'Autonomia giuridica
- L'Autonomia federalista
- L'Autonomia dinamica
- L'Autonomia culturale
- L'Autonomia sociale
- L'Autonomia europeista
- L'Autonomia comunitaria
- Le Autonomie