Non ho mai parlato qui delle trattative politiche in corso per la formazione del prossimo Governo regionale in Valle d'Aosta. Non per una scelta omissiva o per chissà quali aspetti di segretezza oscura, ma perché credo che, quando ci sono accordi politici da stipulare, certi passaggi prevedano riunioni riservate, che consentano di parlarsi con franchezza e con una ragionevole tranquillità e ciò prescinde dai toni, spesso concitati, di momenti come questi. Lo dico per vita vissuta in tanti anni di impegno politico. Invece - e pur essendo giornalista me ne dolgo - spuntano colleghi, telecamere e macchine fotografiche ad ogni appuntamento e soprattutto leggo, quasi durante le riunioni, resoconti più o meno credibili di quanto avvenuto. Ricordo che persino i "grillini", assurti al potere, hanno capito che la logica di riunioni in streaming non sono per nulla un'esaltazione della democrazia, perché si finisce per parlare ai propri accoliti e non si mira a sviluppare un dibattito fecondo che porti a risultati concreti. Lo si vede anche dalle sedute del Consiglio Valle con consiglieri che in certi casi non parlano fra di loro nell'agone parlamentare per la semplice ragione che puntano la telecamera accesa a beneficio dei propri elettori o per farsene di nuovi.
Confesso di essere diventato - e questa è altra cosa - piuttosto allergico alle liturgie delle riunioni ufficiali con tatticismo e talvolta doppiogiochismi. Così come non fanno parte del mio carattere gli ideologismi, che allontano progressivamente dalla realtà ed avvolgono i problemi da risolvere in fumisterie del tutto inutili. Lo stesso vale per i documenti scritti, quando sono cesellati per non dire nulla di esatto e in questo aspetto della trasparenza delle intenzioni è del tutto doverosa, aborrendo ormai certe circonlocuzioni furbesche e di circostanza. La sostanza conta più di tutti i giri di parole ed i decori formali. Questo importa soprattutto e più di tutto, al momento dovuto, rispetto all'opinione pubblica, che non ha bisogno di seguire il cantiere ed i lavori in corso. Esigendo semmai che alla fine le cose vengano fatte e bene e se ne vedano i risultati fattuali. Trovo che in questa situazione difficile, con il "covid-19" che non ha solo causato l'epidemia con malati e morti, ma ha creato un marasma sociale, economico e psicologico, si pretenda in fondo solo questo: formule chiare di alleanza e persone valide per supportare il progetto e aggiungerei - in considerazione delle emergenze da affrontare - che questo deve avvenire con un leale coinvolgimento delle opposizioni che lo debbono essere non per una mozione degli affetti, ma per una reale condivisione delle soluzioni delle questioni più difficili. Non nel nome di un vago consociativismo, perché da mettere in campo è invece un rispetto dei ruoli reciproci con l'individuazione di grandi temi di contatto fra le parti. Capisco che si tratta di ovvietà. Tuttavia repetita iuvant di fronte ad uno scenario che ci deve essere ben chiaro: l'ordinamento valdostano è attualmente in crisi e lo sono le Istituzioni rappresentative. Ciò avviene da una parte per una certa obsolescenza del sistema, dall'altra per il cattivo uso che ne è stato fatto da alcuni. Si tratta di aggiornare molti aspetti e anche di lavorare per il futuro, dopo aver ridato smalto e credibilità. Lavoro anche in questo caso corale e non di parte, senza nulla togliere alla sacrosanta dialettica fra maggioranza e opposizione, perché quello è il sale della democrazia.