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26 dic 2020

L'agnotologia

di Luciano Caveri

Incominciano di questi tempi i buoni propositi. Facili da pronunciare in tempi normali, mentre oggi ci si potrebbe contentare di cose banali, d'improvviso scomparse dai nostri radar. Eppure oggi provo a volare alto, anche se il morale - in questa situazione surreale - non è altissimo e mi sembra di viaggiare con dei pesi sulla schiena. Ma ci provo! Ritengo che mai come oggi ci si debba applicare nel capire "l'agnotologia". Che cosa cela questa espressione? Basta la parola, come diceva una vecchia pubblicità del passato. Il termine è stato modellato sulla parola in greco antico "agnōsis" che significa "non noto", cioè ignoranza. La parola venne usata per la prima volta nel 1995 da Robert Proctor, docente di Storia della Scienza all'Università di Stanford, che definì questa materia come «lo studio dell'ignoranza o dubbio indotti culturalmente, in particolare con la pubblicazione di dati scientifici inaccurati o fuorvianti».

La applicò in una serie di pubblicazioni sul tema della creazione calcolata e premeditata di ignoranza. Si trattava di analizzare i meccanismi cognitivi che portano alla formazione del dubbio nella popolazione ed in particolare i metodi utilizzati dai gruppi di pressione, quando i loro interessi sono minacciati dalle scoperte e rivelazioni scientifiche. Caso di scuola fu lo sviluppo del cancro e altri effetti sulla salute, dovuti al consumo di tabacco. Sotto la bandiera della scienza, l'industria delle sigarette ha finanziato ricerche su tutto, tranne che sui pericoli del tabacco per stimolare l'incertezza e i dubbi dei consumatori. Come distrarre l'opinione pubblica, cercando le altre ragioni che causano i tumori! Una sorta di diversivo. Oggi l'ignoranza esiste e si diffonde come un parassita attraverso il mondo, con metodi e tecnologie sconosciuti quando nacque la parola "agnotolia", e deriva da un'ignoranza - come dire? - poliforme. C'è quella di base per scarsità di studi e mancanza di conoscenze, che ormai sembra persino prescindere in molti casi dal titolo di studio. E c'è l'ignoranza di chi diventa vettore di "fake news" che creano catene di ignoranza che si diffondono in un battibaleno, alimentate da credenze fasulle, da logiche complottista, dal passaparola di chi si atteggia da anticonformista diventando invece un moltiplicatore di disinformazione ed appunto di ignoranza. E' in qualche modo accessoria a chi alimenta una malapolitica e spande un suo proselitismo proprio grazie all'uso distorto di notizie? Certo che sì. Viene in mente il libro profetico "1984" di George Orwell e quel motto da brivido "Ignoranza è Forza", che era uno dei tre slogan su cui si basava il Partito per mantenere il suo potere. Oggi tecniche di questo genere sono molto sofisticate e sappiamo bene come funziono certe logiche settarie innescate dai algoritmi di certi social, che restringono il tuo confronto con altri e limitano la tua visuale a chi la pensa come te, creando un effetto loop che imprigionano il senso critico. Interessante cosa dice il già citato dottor Proctor in una sua intervista: «Ho creato questa parola per descrivere la scienza dell'ignoranza, la politica dell'ignoranza e specialmente i sistemi di produzione dell'ignoranza. [...] I filosofi si sono sempre occupati della conoscenza, come Galileo, Newton o Platone. Ma quello che abbiamo sempre trascurato è l'ignoranza, una realtà che ha una sua storia, una sua geografia. Noi siamo circondati dall'ignoranza, che viene deliberatamente prodotta da potenti forze per lasciarci al buio». Se ci pensiamo è esattamente il meccanismo infernale usato dai contaballe contagiosi, che dicono che siamo al buio ma al buio sono loro e spingono molti nelle tenebre dell'ignoranza. Combatterli ancor di più: priorità 2021!