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02 mag 2021

Ricordarsi di Pavlov

di Luciano Caveri

Era il 1903 quando il medico russo Ivan Pavlov scoprì il "riflesso condizionato", cioè il meccanismo del tutto semplice che fa venire l'acquolina in bocca ai cani dopo avere udito un campanello associato alla distribuzione di cibo. Venne premiato con il "Nobel" per avere dimostrato per la prima volta che il cervello controlla i processi fisiologici dell'organismo e che, quindi, un particolare stimolo determina sempre una scelta conseguente. Ci sono poi stati più di recente in America esperimenti sui topi (topolini pavloviani...), cui è stato insegnato che, dopo avere ascoltato un particolare suono, avrebbero avuto accesso a una dose di zucchero. Nei primi giorni la dopamina si illuminava nel cervello dopo avere ricevuto la ricompensa, ma negli esperimenti successivi lo faceva con largo anticipo, subito dopo l'emissione del suono che annunciava l'accesso allo zucchero.

Ormai mi sono convinto che analogo meccanismo funziona per chi viene indottrinato e finisce per essere soggiogato completamente da santoni, predicatori, leader politici, perdendo spirito critico e duttilità mentale. Le ideologie - verrebbe da scherzare nella logica animale - sono una brutta bestia. Basta una frase, come il campanellino per il cane, per essere pronto alla lode, all'applauso e purtroppo all'obbedienza. Quando una linea viene fissata, in una logica pavloviana, non si esce più da quella prigione mentale. E' un meccanismo nocivo che crea dipendenza e temo assuefazione. Basta scorrere i "social" e gli adepti degli uni e degli altri, ormai proni e "tappetini" dell'incantatore di turno. Il pifferaio magico della favola della nostra infanzia. Viene in mente - lo trovate sul Web - l'esilarante scenetta di Ettore Petrolini nei panni di Nerone, che negli anni Trenta faceva il verso a Benito Mussolini:

  • Nerone: «Stupida… ignobile plebaglia! Così ricompensate i sacrifici fatti per voi? Ritiratevi, dimostratevi uomini e domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria...».
  • Voce del popolo: «Bravo!».
  • Nerone: «Grazie» (rivolgendosi a Egloge ed a Poppea) «E' piaciuta questa parola… "pria"… Il popolo quando sente le parole difficili si affeziona… Ora gliela ridico… Più bella e più superba che pria».
  • Voce del popolo: «Bravo!».
  • Nerone: (sempre più affrettatamente quasi cercando di sorprendere il popolo) «Più bella e più superba che pria...».
  • Voce del popolo: «Bravo!».
  • Nerone: «Più bella... grazie».          
  • Voce del popolo: «Bravo!».
  • Nerone: «…zie».
  • Voce del popolo: «Bravo!».
  • Nerone: (facendo il gesto di dire la parola "pria", senza però dirla).
  • Voce del popolo: «Bravo!».
  • Nerone: «Bravo!».
  • Voce del popolo: (da dentro)«Grazie!».
  • Nerone: «Lo vedi all'urtimo com'è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che nun fai gnente, sei sempre bravo! Guarda». (ripete il gesto senza dire la parola).
  • Voce del popolo: (da dentro) «Brrrrrrrrr...»
  • Nerone: «Domani... domani... domani... Quanti ne abbiamo... domani ne abbiamo... saranno fatte grandi distribuzioni di vino, di olio, di pane e di sesterzi... Panem et circentibus...».
  • Voce del popolo: (da dentro) «Panem et circenses!».
  • Nerone: «Cacchibus... C'è uno che parla bergamasco.. Eccomi a voi tutto d'un pezzo... Io vi darò tutto, basta che non domandate nulla! Il momento è difficile, l'ora è suprema, l'affare si ingrossa e... e chi la fa l'aspetta! Ed ora, ed ora vattene diletta ciurmaglia!».

Uno ci può ridere - e la comicità dei tempi nostri non ha miglior interprete di Maurizio Crozza, fustigatore dei personaggi in voga - ma alla fine cani e topolini dalle vesti umane sono davvero la nostra rovina. Se ne incontrano tutti i giorni, vittime del riflesso condizionato che li avvince. Perdono ogni senso critico, ogni capacità di ragionare e di discutere. Robottini pronti all'uso.