Come un Giano Bifronte guardo all'estate prossima con una duplice preoccupazione. La prima è da utente del turismo, perché ritengo sacrosanta la vacanza e seguo con attesa l'andamento delle mie possibili mete, notando da viaggiatore il saliscendi in alcune località, ora tranquille, ora di nuovo colpite dalla pandemia. Ciò dimostra la capricciosità del virus, che neppure i famosi virologi sono riusciti a chiarirmi, forse perché sempre in televisione e non in laboratorio. Per cui - altra veste - mi metto nei panni del turista che dovrebbe sceglierci e rivolgo lo sguardo verso di noi. Sicuramente colpisce questa storia della colorazione della nostra Regione con il sistema semaforico "rosso", "arancione", "giallo" e "bianco" ci colloca quasi sempre in colorazioni peggiori delle reali condizioni del momento. Situazione ormai intollerabile e rischiosa nel momento in cui già a maggio in molti scelgono già dove andare per le ferie ed è bene in questo momento non partire penalizzati come Valle d'Aosta.
Ascoltavo sulla radio francese come la liberalizzazione degli spostamenti in questo fine settimana dell'Ascensione, festività Oltralpe, abbia fatto già partire a razzo il turismo francese, mentre in Italia si è ancora lì a pensare cosa fare con esattezza e situazioni, come le famose "isole free" con vaccini a tappeto, sembra l'ennesima misura discriminatoria verso le zone di montagna, già colpite moltissimo dalla chiusura degli impianti quest'inverno. Leggevo, in termini più generali, interessanti osservazioni di Marco Fortis su "La Repubblica": «Dal momento del suo insediamento il presidente del Consiglio Mario Draghi ha affrontato più volte il problema del rilancio del turismo in Italia dopo la pandemia e lo ha fatto anche in occasione della ministeriale del turismo del "G20" del 4 maggio scorso, quando ha dichiarato: "Non ho dubbi che il turismo tornerà come prima, più forte di prima. Nel frattempo, il governo intende offrire un aiuto all'industria turistica che ha avuto tanto danno da questa chiusura così prolungata. E naturalmente l'industria turistica è una figura prominente nel Pnrr". E' evidente da queste ed altre precedenti dichiarazioni che il premier ha piena consapevolezza che il turismo è un fiore all'occhiello dell'economia italiana. Si tratta di un settore che, pur gravemente colpito dalla pandemia, non è una industria "decotta" o fuori mercato, bisognosa di aiuti a fondo perduto, che cerca disperatamente di sopravvivere ad una fatale ed inevitabile estinzione. Bensì il turismo è un pilastro del nostro Paese, un settore vitale e competitivo che è stato temporaneamente bloccato da un evento eccezionale come il "covid-19" e dalle restrizioni agli spostamenti delle persone. Perciò, ora non si tratta di "assistere" e accompagnare verso una effimera ripresa attività fragili e senza futuro ma un complesso di imprese e filiere (dalla ristorazione agli alberghi, dagli agriturismi ai musei) che costituiscono un patrimonio di inestimabile valore per l'economia dell'Italia, con una forte capacità di attrazione di turisti da ogni parte del mondo». Parole vere, ma proprio la confusione sanitaria e misure annunciate e poi smentite, così come la contraddittorietà delle visioni future sta mettendo a terra chi è già in ginocchio e non è solo una questione di ristori ma di certezze. Aggiunge Fortis: «Ben vengano, quindi, rapide iniziative per facilitare al massimo la circolazione all'interno del territorio nazionale dei turisti esteri (oltre che italiani) come quelle evocate da Draghi, non appena le condizioni sanitarie lo renderanno possibile. Lo stesso Draghi ha anche chiesto a Bruxelles di accelerare i tempi per il certificato verde europeo per il "covid-19". L' Italia ha davanti a sé un immenso tesoro temporaneamente perduto nel 2020 di cui deve riappropriarsi immediatamente, senza ritardi: è il patrimonio delle sue posizioni di leadership nell'Ue-27 per attrazione di turisti stranieri, ben evidenziate dai dati Eurostat del 2019. In tale anno, prima della pandemia, l'Italia era il primo Paese dell'Ue-27 per pernottamenti di turisti tedeschi (58,7 milioni di notti), statunitensi (16,3 milioni), canadesi (2,7 milioni), cinesi (5,3 milioni), giapponesi (2,5 milioni), coreani (1,9 milioni), australiani (2,9 milioni), turchi (980mila), sudafricani (315mila), polacchi (6,2 milioni), austriaci (9,5 milioni) e greci (903mila); il secondo Paese per pernottamenti di turisti francesi (13,8 milioni), spagnoli (5,8 milioni), cechi (4,1 milioni) e brasiliani (2,8 milioni); il terzo Paese per pernottamenti di turisti russi (5,8 milioni) e il quarto per i turisti britannici (13,7 milioni) e olandesi (10,3 milioni), per limitarci qui solo ad alcune delle provenienze più significative. Dobbiamo evidentemente riconquistare al più presto questi numeri, che sono assolutamente fondamentali per la nostra economia. Non si tratta di dare il via ad un insensato "liberi tutti" ma di programmare una riapertura in sicurezza dei flussi turistici interni ed esteri, con regole e informative chiare date in tempo utile rispetto all' avvio della prossima stagione estiva. In modo che i turisti stranieri ed italiani possano scegliere l'Italia come meta per le proprie vacanze non solo per la sua bellezza ma anche per la trasparenza della sua situazione sanitaria e per un quadro il più possibile razionale e definito dei comportamenti consentiti». Se sostituiamo ad Italia la nostra Valle d'Aosta, fatte le debite proporzioni e sulla base dei nostri dati storicizzati, quanto detto vale anche per noi. Estate 2021: non si può sbagliare il colpo, altrimenti si andrà oltre il fondo del pozzo.