Riparte la macchina per avere in Italia una legge sulla Montagna, sostitutiva della legge del 1994 che votai da giovane deputato. Ovvio che molto sia cambiato da allora. Per altro molte parti di quella legge non furono neppure applicate ed è stato un peccato. A far ripartire il meccanismo è il ministro delle Regioni, Maria Stella Gelmini, che ha la delega sulla montagna, che ieri ha presentato il gruppo tecnico e quello politico, di cui faccio parte, avendo la Valle d'Aosta la guida di questo settore nella "Conferenza delle Regioni". Il tema della politica della montagna mi ha sempre interessato ovviamente ad Aosta, ma anche a Roma e a Bruxelles.
Tempo fa avevo fatto una cavalcata dal secolo scorso ad oggi che credo sia utile ricordare:
1930 - 1940: in questi anni due autori valdostani, l'Abbé Joseph Bréan ed Émile Chanoux, spiccano con i loro scritti dalla forte connotazione europeista, che pongono le Alpi in una prospettiva futura di centralità nel Vecchio Continente. In epoca di totalitarismi, una visione grandiosa. 1940 - 1950: i pensieri sulla montagna, anche in chiave europea, si affinano con valdostani e valdesi che lavorano sulla "Dichiarazione di Chivasso". Nella Costituzione italiana (articolo 44) si accenna alla montagna e la Valle d'Aosta, Trento e Bolzano ottengono l'Autonomia anche perché zone montane. 1950 - 1960: nascono i "Bim - Bacini imbriferi montani" che ottengono timidi canoni per lo sfruttamento dell'idroelettrico. Arriva il "Trattato di Roma", punto di partenza senza il quale nessuna integrazione ci sarebbe stata. 1960 - 1970: inizia pian piano ad emergere la "politica regionale", che consente al diritto comunitario di guardare timidamente alla democrazia locale e non solo agli Stati. Sarà poi Jacques Delors a dare la scossa "regionalista". 1970 - 1980: arrivano in Italia le Comunità montane, ma con una perimetrazione risibile con molta... non montagna e questa stortura oggi è tornata indietro come un boomerang e le Comunità vengono soppresse quasi dappertutto. Nascono anche le Regioni ordinarie ed i montanari, anche alpini, sperano. Il "Consiglio d'Europa", con la "Convenzione di Madrid", fonda la cooperazione transfrontaliera contro i confini "cicatrici della Storia". 1980 - 1990: emerge in questi anni, anche se si dispiegherà nei periodi successivi, la "Convenzione Alpina". Delle Alpi, senza alcun coinvolgimento delle popolazioni interessate e dei loro eletti, si occuperanno i ministri dell'Ambiente. Un'utile Convenzione internazionale parte con il piede sbagliato e risulterà inutile, specie per il disinteresse dell'Unione europea. 1990 - 2000: arriva "Interreg", fondo strutturale prevalentemente transfrontaliero. Vengono approvate nel 1994 l'attesa "legge sulla Montagna" e nel 1999 la "legge sulle Minoranze linguistiche", utile anche per certe minoranze alpine. 2000 - 2010: con "Spazio Alpino" si perimetrano in modo eccessivo le Alpi (c'è l'Alsazia!) con un fondo strutturale. Il 2002 è l'"Anno internazionale delle Montagne": si scopre un mondo nel mondo. Arriva poco dopo il "Gect - Gruppo europeo di cooperazione territoriale", voluto dall'Unione europea e anche le Alpi ne approfittano per le Euroregioni del caso. La Convenzione per la "costituente europea" inserisce nel testo le "zone montane", ma ci vorrà il "Trattato di Lisbona" per il riconoscimento di questa specificità (articolo 174) nel quadro della coesione territoriale.
Aggiungerei nel frattempo la nascita e il lavoro della macroregione alpina "Eusalp" che va stimolata e riportata sul piano politico come era nelle intenzioni di chi ne fu fondatore e io, come si dice, c'ero. Intendo poi - altra priorità - far ripartire "AlpMed" (assieme a Piemonte, Liguria, Auvergne-Rhône-Alpes, Provence-Alpes-Côte d'Azur con i Cantoni Romandi alla finestra), vale a dire l'Euroregione che la Valle ha fatto nascere. Intanto lavoriamo sull'impatto sulla montagna dei miliardi del "Piano di Resilienza" e dei nuovo periodo di programmazione 2021-2027 e capire come investire i soldi che in più arriveranno da Bruxelles per il dopo pandemia. Tornando alla legge, si sappia che noi in Valle - e lo inviammo in Parlamento - concepimmo un testo bellissimo e coraggioso, specie per la perimetrazione della montagna vera e non di quella che è stata aggiunta nel tempo solo per drenare le risorse sulla schiena dei montanari.