L'idea che non si capisca che se non ci si vaccina si chiude tutto e tutto andrà a rotoli mi angoscia e vedere il corteo di centinaia di persone nel centro della Aosta dimostra che il virus potrebbe durare ancora per molto tempo, con danni irreparabili. Ciò dimostra che chi è chiuso nel fortino delle sue superstizioni e delle cretinate non ascolta nessuno e dunque la strada dell'imposizione diventa la sola percorribile a tutela di tutti, compresi quelli che straparlano di «Libertà!». Ciò vale a maggior ragione in una Valle d'Aosta d'Aosta dove, se non si cambieranno i parametri inadatti per le nostre dimensioni e per via di un solo ospedale, basteranno pochissime persone in terapia intensiva per chiudere tutto. Per questo non si può che fare eco, come ennesimo appello, alle parole di Marco Bentivogli su "La Repubblica": «Certo, sempre meglio persuadere che obbligare, educare che punire. Ma gira un'idea balorda di libertà che considera tra i diritti civili, peraltro in un momento come questo, quell'atteggiamento tanto ignorante quanto egoista di esser liberi di far male agli altri. Sia chiaro, si tratta della stessa libertà di guidare un'automobile senza freni e sfrecciare davanti ad una scuola o un ufficio postale il giorno del ritiro delle pensioni».
Esempi elementari che immagino facciano arrabbiare i difensori della libertà che negano la straordinaria storia delle vaccinazioni di massa, che ci hanno liberati da malattie mortali che hanno perseguitato l'umanità. Ancora Bentivogli: «Vi sono tre buoni motivi e una considerazione finale per obbligo vaccinale e "Green Pass": il primo, secondo la sentenza della nostra Corte Costituzionale numero 5 del 2018 in cui giudicò inammissibile il ricorso della regione Veneto che aveva impugnato il decreto Lorenzin proprio sull'obbligo vaccinale per gli under 16 anni: "Occorre anzitutto osservare che la giurisprudenza di questa Corte in materia di vaccinazioni è salda nell'affermare che l'articolo 32 della Costituzione postula il necessario contemperamento del diritto alla salute del singolo (anche nel suo contenuto di libertà di cura) con il coesistente e reciproco diritto degli altri e con l'interesse della collettività (da ultimo sentenza numero 268 del 2017). In particolare, questa Corte ha precisato che la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l'articolo 32 della Costituzione: se il trattamento è diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri. Non solo, anche l'articolo 2 della Costituzione ci rammenta i diritti inviolabili dell'uomo ma anche i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale". Gli obblighi di alcuni trattamenti sanitari, pertanto, non solo sono previsti dalla Costituzione, ma sono i doveri nei confronti degli altri, che limitano le pretese assolute dei singoli e che sono a fondamento della nostra convivenza civile. Secondo motivo: l'Inail e poi la legge hanno sempre riconosciuto l'infezione da "covid-19" e tutte le malattie infettive come un infortunio contratte in occasione di lavoro, dal momento che la causa virulenta è equiparata alla causa violenta (propria dell'infortunio) anche nell'ipotesi in cui gli effetti si manifestino dopo un certo lasso di tempo. Determinazione assai complicata. Ma tant'è. Terzo, tutte le pandemie, incluso il colera nel 1973, sono state affrontate con l'obbligatorietà dei vaccini e con campagne a tappeto. Solo a Napoli in una settimana furono vaccinati un milione di cittadini/e per un'epidemia che fece 24 morti». Chiaro? Chiarissimo. Ma i negatori del buonsenso e della logica cacciando balle, sbandierano studi, si ergono a eroi della resistenza contro multinazionali, scienziati pazzi, complotti terribili. Robe da psicosi e da ricovero. Bentivogli conclude: «Ma il tema è solo in seconda battuta giuridico. Bisogna riconoscerlo, la subcultura dell'uno vale uno, ha vinto e fa contare, anche sul "covid", il parere di un epidemiologo al pari di un cittadino con incerto percorso di studi e cattiva informazione che grida e conta più di mille cittadini consapevoli specie per la politica a caccia di click e di consenso emotivo. Il tema è, ancora una volta, la qualità dei nostri gruppi dirigenti diffusi. Chi ricopre cariche pubbliche e istituzionali o di rappresentanza di fronte a questa regressione culturale e civile, la contrasta o la insegue? In questi frangenti si vede con chiarezza chi sa essere classe dirigente e chi costantemente si conferma poco credibile, poco autorevole e incapace di dare il minimo buon esempio. In questi casi non si sta nel mezzo fingendo di essere più tolleranti, si devono trattare le persone da adulti come finalmente ha fatto Draghi. A quanto pare non bastano ad oggi 130mila nostri concittadini italiani e quattro milioni e 137mila cittadini del mondo che hanno perso la vita. Ci sono persone con una laurea e un master che gridano "ci stanno usando come cavie, mia figlia non la vaccino". Perché il tam-tam dei "social", della messaggeria istantanea diventa cultura e verità. Genitori che dovrebbero preoccuparsi di più del rischio di affidare l'istruzione dei propri figli o le cure mediche ad un no-vax. E' la naturale conseguenza del default di credibilità, dove chi ha rappresentato al massimo livello il Paese si è fatto inoculare la prima dose solo qualche giorno fa, seguito ieri da quello che era il suo vice e ministro degli Interni; scelte dettate dalle pressioni delle domande dei giornalisti, a quanto pare molto più importante dei morti, dei licenziamenti, dei fallimenti, della dispersione e abbandono scolastico e delle file sempre più lunghe alla "Caritas"». Ci vorrà buona memoria dopo la pandemia.