Oggi mi va di scherzare, prima di infilarmi per i giorni a venire, in una versione estiva con caratteristiche tematiche. Il 19 novembre di ogni anno si celebra la "Giornata mondiale dell'uomo", ma nessuno (o quasi) lo sa. Mentre la "Festa della donna", che cade l'8 marzo, viene festeggiata tra impegno e divertissement e promossa in tutto il mondo, quella dedicata al sesso maschile non riceve lo stesso trattamento. Neanche un coriandolo o un convegno... In Italia esiste, invece, in termini assai scherzosi il 2 agosto, la "Festa degli uomini", che nulla ha a che fare con la sconosciuta giornata appena citata e nata in quel paradiso che è Trinidad e Tobago e dal 1999 finita sotto il patrocinio delle Nazioni Unite. Che si festeggiasse ai Caraibi mi pare non male.
Perché esiste la nordica e italica "Festa degli uomini"? Dino Coltro nel suo "Parole perdute - Il parlar figurato nella tradizione orale veneta" (Cierre Edizioni) a proporre una possibile interpretazione circa la nascita della tradizione, che pare appartenga soltanto al Triveneto ed alla Lombardia, con epicentro nel Friuli, precisamente a Monteprato (frazione di Nimis, in provincia di Udine), dove la "Festa degli uomini" ha assunto un carattere decisamente goliardico, attirando peraltro migliaia di spettatori. Coltro richiama per risolvere la nascita della festa all'ultimo periodo della Serenissima, «quando soldati e ufficiali francesi - scrive - portavano calzoni attillatissimi che lasciavano intravedere le parti virili. Pare che una ordinanza abbia obbligato i militari a sistemare "les deux à gauche" per motivi estetici e di decenza». In effetti i soldati napoleonici - ho visto i costumi al Forte di Bard - portavano delle specie di "leggins" contemporanei. «Do de agosto» quindi non sarebbe altro che l'imitazione, fatta dai veneti, della pronuncia del francese "le deux à gauche". Ora, ammesso che sia davvero così, perché da una frase francese che assomiglia a una frase in dialetto veneto, sia nata persino una festa, non è del tutto comprensibile. Lo stesso autore sul dubbio aggiunge: «O, forse, la leggenda vuole rendere più accettabile la frase i "do de agosto", frase popolarissima per definire i genitali maschili, e che probabilmente deriva da una interpretazione del simbolo calendariale "du oto"», per cui - chi ci capisce è bravo - l'otto rovesciato ricorderebbe la forma degli stessi, per cui "2/8" rappresenterebbe il giorno degli attributi maschili e, per estensione, anche di chi li porta. Mi smarrisco abbastanza, ma mi adeguo. Fatto sta che anche in Valle d'Aosta qualcuno sa - che sia frutto dell'immigrazione veneta? - di questa festa e usa scherzarci sopra solo come noi uomini - goliardi per natura su certe parti intime - sappiamo fare. Resta il fatto banale: un giorno, come la mai decollata festa internazionale dell'ONU, anche la "Festa della Donna", che è anzitutto un grido contro l'ancora mancante parità, declinerà almeno nella parte protestataria per risultato raggiunto. Forse festeggeremo la "Festa della persona".