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14 ago 2021

Il disgusto

di Luciano Caveri

Ci sono emozioni che ci scuotono e di cui è bene tenere conto nella vita, che non è solo rosa e fiori. D'altra parte la nostra vita è la nostra vita. Come diceva Oriana Fallaci: «La Vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero. E' un arcobaleno inesauribile di colori, un concerto interminabile di rumori, un caos fantasmagorico di voci e di volti, di creature le cui azioni si intrecciano o si sovrappongono per tessere la catena di eventi che determinano il nostro personale destino». Per cui nel caos ci sono anche il disgusto, il disprezzo, il ribrezzo, lo schifo. Non fa piacere, ma è così e credo che a tutti sia capitato di provarne il gusto amaro che determino, che è dovuto a diverse ragioni e ciascuno ha le sue. Nel mio caso, nella declinazione di queste emozioni, quel che più mi ha sempre colpito sono state due cose. Una di ordine generale sono i terribili comportamenti di cui siamo capaci noi esseri umani e la seconda, più intima, sono le delusioni derivanti dalle amicizie tradite, specie in politica.

Sul primo punto basta leggere i libri di storia ed alimentare questi fatti ormai appurati perché avvenuti e certificati con il flusso quotidiano di notizie che confermano come molto sia vicino a noi. Ci sono fatti eclatanti e crudeli nel grande e nel piccolo: si va dalle stragi alle guerre per arrivare alle violenze quotidiane della cronaca nera, che mostra realtà mostruose. Lo diceva Charles Baudelaire nell'Ottocento e ora la televisione ed i "social" ci sguazzano: «Ogni giornale, dalla prima all'ultima riga, non è altro che un tessuto di orrori. Guerre, delitti, furti, impudicizie, torture, delitti dei principi, delitti delle nazioni, delitti dell'individuo, un'ebbrezza di universale atrocità. E con questo disgustoso aperitivo l'uomo civile accompagna il pasto di ogni mattino». Sul secondo è quanto mi è successo. Ormai devo passare del tempo a giustificare il fatto di aver passato la gran parte della mia vita in politica per la percezione che di essa hanno moltissime persone per cui sembra loro inverosimile che si sia scelto di farlo senza sporcarsi le mani ed ingrassare il proprio portafoglio in modo illecito. E le emozioni negative stanno nel fatto che ho incontrato chi certe cose le ha fatte, comprese certe persone che hanno tradito la mia amicizia, perché credevo in loro. Non è una questione astratta ma concreta, che mi ha portato nel tempo a capire che contano moltissimo la lealtà e l'onestà e questo prescinde dagli schieramenti politici. Ha ragione Baltasar Gracían: «Il disprezzo è la più politica delle vendette». Il ribrezzo ha una sua dimensione più complessa. Trovo ad esempio di provarlo verso chi mi accorgo che si nasconde, magari per compiacere, dietro a discorsi e comportamenti che non sono i suoi. Sono quelli che si nascondono dietro una maschera e lo fanno spesso per meschinità. Lo scriveva, in un monologo, Luigi Pirandello: «Che mondaccio, signor Gubbio, che mondaccio è questo! che schifo! Ma pajono tutti... che so! Ma perché si dev'essere così? Mascherati! Mascherati! Mascherati! Me lo dica lei! Perché, appena insieme, l'uno di fronte all'altro, diventiamo tutti tanti pagliacci? Scusi, no, anch'io, anch'io; mi ci metto anch'io; tutti! Mascherati! Questo un'aria così; quello un'aria cosà... E dentro siamo diversi! Abbiamo il cuore, dentro, come... come un bambino rincantucciato, offeso, che piange e si vergogna!». Niente da aggiungere.