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16 ago 2021

La speranza

di Luciano Caveri

Chiudo questa piccola rassegna sulle emozioni con qualche pensiero conclusivo su quanto ritengo del tutto indispensabile, come se fosse una stella cometa da seguire nella convinzione che ci possa portare laddove si stia meglio. So bene che il progresso non è un percorso piano, ma accidentato, ma non esiste altra strada. Allora, la speranza è un'emozione? Io penso di sì. Le emozioni restano costruzioni mentali con cui dobbiamo fare i conti e la speranza è una luce che illumina i momenti cupi. A me, come capita a tutti, succede di avere passaggi della vita che, specie in quell'affollarsi di pensieri notturni, paiono difficili e insidiosi. Al risveglio, come se il peggio fosse passato, guardo avanti e vedo soluzioni possibili.

Sembra la celebre poesia di Giacomo Leopardi "La quiete dopo la tempesta": «Passata è la tempesta: Odo augelli far festa, e la gallina, Tornata in su la via, Che ripete il suo verso. Ecco il sereno Rompe là da ponente, alla montagna; Sgombrasi la campagna, E chiaro nella valle il fiume appare. Ogni cor si rallegra, in ogni lato».

E' davvero così per me. So bene che spesso la speranza rischia di infrangersi contro gli eventi e che una visione ottimistica non sempre corrisponde alla realtà ed esiste sempre un lato fallace e illusorio da prendere in conto. Ma quale dovrebbe essere l'alternativa? Pablo Neruda fa diventare poesia uno stato d'animo: «Ti saluto, Speranza, tu che vieni da lontano inonda col tuo canto i tristi cuori. Tu che dai nuove ali ai sogni vecchi. Tu che riempi l'anima di bianche illusioni. Ti saluto, Speranza, forgerai i sogni in quelle deserte, disilluse vite in cui fuggì la possibilità di un futuro sorridente, ed in quelle che sanguinano le recenti ferite. Al tuo soffio divino fuggiranno i dolori quale timido stormo sprovvisto di nido, ed un'aurora radiante coi suoi bei colori annuncerà alle anime che l'amore è venuto».

Anche in politica deve esistere la speranza. So quanto sia difficile scriverlo e si quanto ormai chiunque faccia politica sia destinato a prendere pesci in faccia. L'altro giorno ne sorridevo. In un trasferimento in pulmino, l'autista ha passato il tempo a dire peste e corna dei politici e mi sono goduto l'intero repertorio di cattiverie e banalità senza distinguo alcuno. Così come, poco dopo, una ragazza sorridente, stupita dalla simpatica verbosità di mio figlio più piccolo ha detto: «O venderai le pentole in televisione o farai il politico!». E invece spero che questo suoi esempi non facciano l'unanimità e penso - spero che non sia un pensiero vano - che sia valido un pensiero di Sant'Agostino: «La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle». Ho visto molte cose, ho cercato di fare del mio meglio, ho avuto tante disillusioni e parecchie soddisfazioni, ma la speranza resta davvero un motore senza il quale credo sia davvero difficile andare avanti. Accendiamola questa speranza, ogni mattina, aprendo i nostri occhi.