Parlare in pubblico, quando capita e non solo di questi tempi e nell'attuale mandato nell’emiciclo del Consiglio Valle, è per me un piacere. Ritengo che ogni occasione sia buona per esprimersi e appartiene ai doveri di un politico e lo era già ben prima che il mondo dei "social" aprisse nuovi canali e modalità di comunicazione. Aggiungerei, però, quanto sia bello farlo con un uditorio davanti in carne ed ossa. Una sala con esseri umani consente a chi parla di regolarsi con il clima che si crea e vedere le reazioni, anche se - bisogna essere sinceri - la mascherina quale problema di visibilità dell'espressione dei volti lo manifesta per ovvia evidenza. Ma quel che conta è l'attenzione sospesa: un pubblico attento e silenzioso e non è distratto e dopo anni di discorsi nei posti più disparati e non solo istituzionali si matura una specie di istinto che ti consente di valutare in corso d'opera se si crea o no il giusto feeling che serve per avere un buon risultato. Qui propongo un mio discorso di ieri alla Assemblea della "Confindustria" valdostana, ospitata nella singolare location di un hangar dell'aeroporto di Aosta. Si tratta di guardare avanti, ma ricordando le radici.